Recensione. La noia

Sinossi ufficiale

Considerato come il cardine di un’ideale trilogia iniziata con “Gli indifferenti” e conclusa con “La vita interiore”, “La noia” (1960) ci offre un ritratto profondo e spietato di un individuo senza strutture, senza appoggi, alienato dalla vita sociale. È la storia del pittore borghese e sfaccendato Dino, assalito dalla noia verso tutto ciò che lo circonda, una storia di crisi, di fallimenti, di delusioni. Dal conflitto con la madre, di cui disprezza i valori borghesi, al mancato sollievo che spera di trovare nella pittura, fino alla relazione con la giovane modella Cecilia, che vuole avere, dominare, svalutare, per poterla afferrare, Dino viene descritto nei suoi tre aspetti di artista, di uomo, di amante, finendo per scontrarsi inevitabilmente con la realtà, una realtà che cerca di superare ed evitare e che allo stesso tempo in modo tautologico gli si nega, come una coperta troppo corta. Una volta abbandonata l’arte, il sesso ed il denaro rimangono gli unici strumenti per entrare in contatto con il mondo, finché il sospetto di un tradimento non fa sprofondare Dino in una spirale di lucida follia.

Recensione

Ebbene sì, questo libro non mi è piaciuto il titolo è stato proprio un presagio funesto, perché mi sono veramente annoiato a leggerlo, provando la sensazione di stare perdendo tempo che avrei potuto occupare in altre letture.

Il vuoto del protagonista è incommensurabile: è un pittore Proveniente da una famiglia molto ricca che si annoia di tutto, perché non riesce a stabilire un contatto con le cose e neanche con le persone, nemmeno con la ragazza con la quale ha una relazione, la modella Cecilia.

“La noia, per me, era simile a una specie di nebbia nella quale il mio pensiero si smarriva continuamente, intravedendo soltanto a intervalli qualche particolare della realtà; proprio come chi si trovi in un denso nebbione e intraveda ora un angolo di casa, ora la figura di un passante, ora qualche altro oggetto, ma solo per un istante e l’istante dopo sono già scomparsi”

La noia è incomunicabilità e incapacità di uscirne. È uno stato d’animo rappresentato dalla mancanza di comunicazione tra il protagonista e le cose ma anche tra il protagonista e se stesso. In particolare poi lui è quasi soggiogato dalla madre, una donna austera, che da’ molta importanza alla forma e all’esteriorità, che difficilmente lascia trapelare i suoi sentimenti, che bada alla solidità delle cose, alla loro concretezza e che tratta il figlio ancora come un bambino, cercando di tenerlo ancora legato a sé nonostante sia già grande.

Devo comunque riconoscere che Moravia ha una capacità innata e straordinaria di descrivere i personaggi e gli ambienti, con un uso sapiente degli oggettivi e la tendenza a rappresentare tutto in modo così meticoloso che abbiamo la sensazione di avere davanti a noi la persona o il luogo descritti.

“Era nuda, completamente; stringeva contro il petto con le due mani un asciugamano e camminava sulle punte dei piedi. Vedendola, non potei fare a meno di pensare che Balestrieri non aveva esagerato ritraendola con le fattezze formose che avevano destato la mia incredulità. Aveva infatti un seno magnifico, pieno solido e bruno, che però discordava e pareva, per così dire, quasi staccato dal busto il quale era, invece, quello gracile e magro di una adolescente. La vita era anch’essa quella di una fanciulla, incredibilmente snella e flessuosa; ma nei fianchi, compatti e forti, riappariva il carattere adulto che si notava nel seno. Camminava sospingendo in avanti il petto e tirando indietro il ventre, gli occhi fissi quasi cupidamente sul cavalletto che stava ritto presso il finestrone; come fu giunta di fronte alla tela, domandò senza voltarsi, con quella sua voce priva di espressione, secca e giusta: “Allora dove debbo mettermi?”

Mi dispiace molto che questo classico non mi abbia conquistato e non so se darò un’altra possibilità ad altri libri dello stesso autore.

7 pensieri riguardo “Recensione. La noia

  1. Ciao! Mi permetto di iniziare una discussione, chiedendoti quale sia il tuo punto di vista riguardo alla figura di Balestrieri. Riterrei, infatti, che la conoscenza che Dino fa del pittore e quello che poi avviene tra i due possa smentire, in parte, il discorso sull’incomunicabilità di Dino con le cose.
    Ho scritto anche io un articolo sul romanzo e ho un giudizio del libro diametralmente opposto.

    Grazie

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    1. Balestrieri, finché Dino non ne conosce la vita, è ammirato dal protagonista del libro poi viene semplicemente compatito per il suo atteggiamento debole nei confronti di Cecilia. È l’unica persona con la quale Dino sente un po’ di affinità, ma è un uomo profondamente a disagio anche lui, magari più soddisfatto della sua opera pittorica ma dal l’unto di vista emotivo uno sconfitto

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      1. Dino, a mio avviso, con la morte di Balestrieri diventa un alter ego del pittore. Per questo affermo che in realtà Dino è capace di interazione, di comunicazione, di sentimento; tuttavia la noia prende poi il sopravvento (anche sul sentimento per Cecilia).

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