Kawabata Yasunari
Einaudi editore
Pagine 145
Prezzo 10,00 €, formato Kindle 6,99 €
Il libro del premio Nobel Kawabata Yasunari ci porta in un mondo lontano nel tempo e nello spazio, un mondo per comprendere il quale dobbiamo fare un grande sforzo, liberandoci della visione occidentale della vita, dei rapporti interpersonali, del senso del tempo.
Il paese delle nevi narra la storia di un ricco e raffinato uomo, Shimamura, di cui non conosciamo la precisa occupazione, ma sappiamo solo che abita a Tokyo, scrive saggi e articoli eruditi sulla danza giapponese e almeno una volta all’anno si reca in una stazione termale e vi trascorre del tempo. Li’ conosce una giovane donna, Komako, una geisha con la quale inizia una relazione fatta di passione e improvvise separazioni, sentimenti inconfessabili e speranze destinate a morire. Il rapporto tra i due si complica per la presenza di un’altra donna, Yuko, che è legata a Komako e per la quale Shimamura prova una segreta e strana attrazione.
Kawabata trasforma tutto ciò che descrive o di cui parla in qualcosa di straordinario: anche il più piccolo evento, come il suono del samisen (il tipico strumento musicale giapponese suonato dalle geishe) diventa una sorta di epifania, di evento magico, eccezionale e un animale insignificante come la tarma esce dalla penna dell’autore come trasfigurata.
Una tarma, immobile come fosse incollata, pendeva da una delle grate. Le antenne sporgevano come fili delicati, del colore della corteccia del cedro, e le ali, lunghe quanto un dito di donna, erano di un verde pallido, quasi diafano. Le catene dei monti in lontananza avevano già il rosso dell’autunno nel sole morente. Quell’unica macchia di verde pallido lo colpì stranamente come il colore della morte. Le ali anteriori e posteriori si sovrapponevano dando luogo a un verde più scuro, e si muovevano leggermente come sottili frammenti di carta nel vento autunnale.
Gli aggettivi sapientemente selezionati, le immagini fortemente evocative, i dettagli scelti, tutto contribuisce a suscitare nel lettore la sensazione che attraverso le parole del libro si possa assistere ad una visione nuova ed inedita degli oggetti o delle persone che emergono nitide e potenti dalle pagine di Kawabata, come se l’autore guardasse al mondo con occhi e sensibilità diverse da quelli di un comune mortale.
Ciò che colpisce è anche la figura di Komako, il suo ruolo di geisha e il rapporto che ha con Shimamura, che agli occhi di un occidentale può sembrare qualcosa di strano.
Egli aveva tutto di Komako ma lui non le aveva dato nulla.
Una geisha è completamente dedita anima e corpo ad un uomo, è un’artista e intrattenitrice, abile nel canto, nella musica e nella danza, che nel Giappone di oggi sta man mano scomparendo.
Un tempo erano molto diffuse: in un mondo in cui le donne erano relegate in casa e ricevevano un’educazione molto approssimativa, che spesso non permetteva loro di conversare, la geisha era invece una figura femminile molto attraente e forniva all’uomo quell’interesse che egli non riusciva a trovare tra le mura della propria abitazione.
Questo romanzo va letto abbandonandosi al suo linguaggio elegante e misurato, facendosi trascinare dalla lentezza dei periodi, dalla pacatezza del ritmo narrativo, dal silenzio che pervade gli splendidi paesaggi innevati descritti dell’autore.