Recensione. Effimeri

Sinossi ufficiale

“Dicono che a diciotto anni non sai niente. Ma ci sono cose che sai a diciotto anni e che non saprai mai più.” Glasgow, estate 1986. Tra il carismatico Tully e il sensibile James, detto Noodles, c’è un legame fortissimo, un’amicizia fondata sulla musica, sui film, su un comune, luminoso spirito ribelle. Insieme agli amici Tibbs, Limbo e Hogg partono per un finesettimana destinato a non tradire le attese: andranno a Manchester, dove ci sono negozi di dischi, locali, un festival da leggenda, musica dappertutto (e alcol, e altro). Sono anni lividi, il grande sciopero dei minatori è un ricordo recente, vivere in provincia vuol dire rischiare di non andarsene mai. James, che ama i libri, e Tully, operaio saldatore, si promettono una cosa: che la loro vita sarà diversa. Trent’anni dopo squilla il telefono a casa di James. Tully deve parlargli. È malato, di una malattia inguaribile, chiede il suo aiuto per andarsene con dignità. Solo James può accompagnarlo lungo la strada più difficile. Un romanzo di memoria e verità, un tributo alla leggerezza dell’essere giovani e alla capacità di cambiare insieme, scoprendo le gioie e il prezzo dell’affetto quando è vero.

Recensione

“Mi sono concesso il lusso di dimenticarmi che è tutto effimero,” dissi.”

Ho rimandato per molto tempo la lettura di questo libro e ora sono davvero stata felice di averlo aperto.

James ci racconta in prima persona un fine settimana straordinario a Manchester insieme ai suoi amici Tully, Tibbs , Limbo e Hogg tra concerti, negozi di dischi, alcol e discorsi da grandi. Questi cinque giovani scozzesi vivono in provincia e si sentono in prigione in una vita che sta loro stretta, soprattutto a James che ha divorziato dei suoi genitori, nel senso che lo hanno abbandonato e ormai lui è libero di fare della sua vita ciò che vuole: aiutato da un insegnante ha deciso di andare all’università, di seguire la sua passione per i libri. Lo lega un’amicizia molto particolare a Tully, un ragazzo che può diventare l’anima della festa ovunque si trovi, sbruffone e impudente, ma anche capace di riflessioni serie e profonde

“Ciò che vivemmo quel giorno fu la nostra storia. Non vivemmo il resto, il futuro, e non avevamo modo di sapere come sarebbe stato. Forse il futuro avrebbe cambiato i nostri ricordi di quel giorno, o forse si sarebbe fondato proprio su quelli, nessuno lo sapeva. Ma sono sicuro di essermi reso conto allora che la storia di quel concerto e di come c’eravamo arrivati non sarebbe mai svanita.”

A distanza di 30 anni il protagonista deve aiutare il suo amico d’infanzia Tully a morire

Il tema del fine vita è molto controverso ma anch’io come Tully vorrei avere il coraggio di scegliere per me, di non soccombere alla malattia e di decidere come uscire di scena. Entrano in gioco molti fattori: la cultura, la religione, la dignità di una persona, il concetto stesso di vita e non è facile prendere una decisione giusta per se’ che non ferisca troppo gli altri

Tra citazioni di libri e vecchi film, ricordi e ultimi viaggi, James e Tully affronteranno tutto insieme, il viaggio più difficile della vita di un uomo, l’ultimo, il più doloroso ma inevitabile, l’importante è decidere con coraggio e dare una degna fine a tutto quello che è stato, lasciando un buon ricordo di se’ e nessun rimpianto.

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