Recensione. Per Isabel

Sinossi ufficiale

Come definire una storia come questa? A prima vista potrebbe sembrare un romanzo fantastico, ma forse sfugge a ogni possibile definizione. Tabucchi l’ha sottotitolato “Un mandala”, ma a ben vedere, con criteri tutti occidentali, si tratta in fin dei conti di un’inchiesta, una ricerca che sembra condotta da un Philip Marlowe metafisico. Ma con la metafisica, in questa ricerca spasmodica e pellegrina, si sposa un concetto tutto terrestre della vita: sapori, odori, luoghi, città, fotografie che sono legati al nostro immaginario, ai nostri sogni, ma anche alla nostra quotidiana esperienza. E allora? Nella sua nota Tabucchi suggerisce di pensare a un monaco vestito di rosso, a Hölderlin e a una canzone napoletana. Potranno forse sembrare degli ingredienti incongrui. Ma forse è meglio non cercare la congruenza in uno dei più stravaganti, visionari e insieme struggenti romanzi che la letteratura italiana ci abbia mai regalato.

Recensione

Al centro del breve libro di Tabucchi c’è una donna molto misteriosa, Isabel, una studentessa universitaria scomparsa ad un certo punto della sua vita e sulle cui tracce si mette il protagonista, Slowacki, che segue gli indizi come fossero dei cerchi concentrici di un mandala fatto di polverine colorate: si segue un circolo dopo l’altro fino a quando il cerchio si stringe verso il centro. Attraverso i ricordi e i racconti di diversi personaggi, come una sua compagna l’infanzia, della sua balia, di un secondino della prigione in cui è stata rinchiusa, di un fotografo e di un fantasma, pagina dopo pagina ricostruiamo il ritratto di questa giovane inafferrabile e sfuggente, rimasta orfana, iscrittasi all’università ed entrata a far parte del partito comunista, che è diventata un attivista e poi ad un certo punto ha fatto perdere le sue tracce.

Non è chiaro perché il protagonista sia partito alla ricerca di Isabel (lo si intuisce strada facendo) ma lo seguiamo comunque nei suoi viaggi attraverso un Portogallo che si sta riprendendo e si sta liberando dalla dittatura di Salazar, che si sta risvegliando da anni di silenzio e di torpore, fino in Cina, sulle Alpi Svizzere e infine Napoli, in un viaggio nello spazio e nel tempo che ci confonde e ci disorienta.

Di Tabucchi ho letto tanti anni fa Sostiene Pereira e qui ho ritrovato uno scrittore profondamente diverso, mistico, onirico, quasi magico nel percorrere i cerchi concentrici di questa ricerca che alla fine lascia con un po’ di amaro in bocca.

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