Recensione. Intrigo bretone. Omicidio a Pont-Aven. Il primo caso del commissario Dupin

Sinossi ufficiale

È primo mattino a Concarneau, la maestosa «città blu» gioiello della Bretagna. Il commissario Georges Dupin, come d’abitudine, siede ai tavoli dello storico ristorante Amiral con il giornale spiegato davanti a sé e il primo caffè della giornata. Da quando, in seguito a «certe controversie», è stato trasferito da Parigi alla remota provincia, la lettura dei quotidiani locali è un rigoroso rituale con cui si propone di penetrare i misteri dell’anima bretone e gli insoliti costumi di quella gente «ai confini del mondo». Quel giorno, tuttavia, a disturbare la sua lettura è l’insistente squillo del cellulare. All’altro capo, l’insopportabile voce di Kadeg, il più zelante dei suoi ispettori, lo informa di un fatto straordinario: un brutale omicidio ha sconvolto l’idilliaco Pont-Aven, un pittoresco villaggio divenuto celebre alla fine dell’Ottocento per la sua colonia di artisti, tra cui Paul Gauguin. La vittima è Pierre-Louis Pennec, novantunenne proprietario dell’Hotel Central, trovato morto nel suo ristorante: un albergatore leggendario, un’istituzione, proprio come lo erano stati suo padre e, prima di lui, sua nonna, Marie-Jeanne, fondatrice del Central e amica di tutti gli artisti che lo frequentavano. Chi ha potuto fare una cosa simile? Georges Dupin sa che il caso va risolto alla svelta: l’omicidio di un personaggio come Pierre-Louis Pennec ha colpito i bretoni al cuore e le pressioni delle autorità locali non tarderanno a farsi sentire. Per di più è alta stagione, un periodo in cui nessuno vuole vedere un assassino andarsene in giro a piede libero. Costretto a districarsi tra l’ostinato silenzio dei bretoni e il loro stile di vita, del tutto inconcepibile per un parigino doc come lui, il commissario Dupin non tarderà a rendersi conto che la vita apparentemente irreprensibile di Pierre-Louis Pennec nascondeva in realtà uno straordinario segreto.

Recensione

Il commissario Dupin deve investigare sulla morte di un famoso proprietario di albergo e del figlio a Pont-Aven, la patria artistica di Gauguin.

Ci sono parecchi particolari che non tornano nell’indagine, come le pessime condizioni di salute della prima vittima, di cui nessuno era a conoscenza, o il suo rapporto con il figlio, ma Dupin saprà venire a capo del mistero, con il suo metodo particolare, la sua capacità di prendere appunti su appunti anche su cose insignificanti che gli potrebbero sfuggire, facendosi coadiuvare dei suoi ispettori, dei quali spesso non sopporta la supponenza ma che sono comunque per lui dei validi aiuti.

“Dupin era grande e grosso, robusto, massiccio, e le sue spalle proiettavano un’ombra imponente. Come dicevano le malelingue, dava un’impressione così goffa che nessuno metteva mai in conto la rapidità e la fine precisione delle quali era insospettabilmente capace.” Un personaggio ingombrante, deciso, determinato, uno che viene da Parigi e che in Bretagna sarà sempre considerato un forestiero, ma che fa di tutto per integrarsi e per capire l’anima bretone. A tal proposito si serve anche dei suoi collaboratori e di alcune frasi come la seguente:

“Il bretone possiede, forse come espressione della sua terra inospitale sconvolta dalle tempeste, un’anima malinconica, una natura riservata e, al tempo stesso, una fervida immaginazione poetica, profonda sensibilità e spesso grande passionalità, nascoste sotto l’apparente insensibilità e ruvidezza.”

Non è facile infatti fare i conti con “l’ostinazione, la cocciutaggine e l’astuzia contadina; la laconicità da un lato e, dall’altro, l’inclinazione al pettegolezzo.” I bretoni si sentono padroni del loro piccolo mondo, gelosi delle loro tradizioni, attaccati alla famiglia come la prima vittima del romanzo, Pierre-Louis Pennec, il proprietario dell’Hotel Central, di Pont-Aven, che ha dato la sua vita per la sua attività e per un famoso e sconosciuto quadro di Gauguin che è al centro del mistero.

Trovare il movente del suo delitto e di quello del figlio non è facile, avidità, rivalità, denaro sono sempre in agguato e si intrecciano nel multiforme animo umano .

Dupin deve sbrogliare questa matassa e lo fa in modo caotico, forse un po’ poco lineare, facendosi portare dalle sue intuizioni, correndo dietro agli scorci meravigliosi del paesaggio, a volte ingarbugliando ancora di più l’intreccio già di per complicato.

Indagine complessa ma non memorabile, quindi forse le mie avventure in compagnia di Dupin si fermano qui

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