Recensione. Un posto tranquillo

Sinossi ufficiale

Kōbe. Durante una cena tra imprenditori e funzionari ministeriali, una cameriera si avvicina a uno dei commensali e gli sussurra qualcosa all’orecchio. C’è una chiamata per lui da Tokyo. L’uomo, Tsuneo Asai, si alza senza dare nell’occhio e raggiunge il telefono. Sua moglie Eiko, poco più che trentenne, è morta improvvisamente d’infarto. Una notizia non del tutto inattesa, dal momento che Eiko era già da tempo malata di cuore. Eppure le circostanze della sua morte, avvenuta in un quartiere un po’ fuori mano di Tokyo, a due passi da un albergo a ore, gettano un’ombra sulla sua figura timida e riservata, e sul suo passato. Cosa ci faceva lì? E chi doveva incontrare? Questa storia è come una strada che parte leggermente in salita e si fa a ogni passo più ripida. Una strada piena di vicoli ciechi, che sembra esistere solo nella psiche del protagonista. Qui, i temi cari a Matsumoto – la vendetta, l’ossessione per un dettaglio che non torna, il timore dello scandalo, l’ansia di essere scoperti che conduce alla rovina – si condensano in un noir anomalo e beffardo, senza un caso né un investigatore, dove chi cerca un colpevole può finire per diventarlo lui stesso. Un noir che è anche una critica acuminata della società giapponese e della ragnatela di convenzioni che la invischiano.

Recensione

La morte improvvisa della moglie in un quartiere con molti alberghi a ore mette in subbuglio il protagonista, Asai, un tranquillo funzionario del ministero.

La trama si infittisce pagina dopo pagina come anche l’ansia di Asai che finisce per scoprire alcuni aspetti della vita della moglie a lui sconosciuti: la credeva una donna priva di passione, dedita agli haiku, disinteressata alla passione fisica anche prima piccolo problema di salute.

Il ritmo accelera fino al finale che per me però si è risolto troppo in fretta, avrei preferito un maggior approfondimento degli avvenimenti e anche dello sconvolgimento psicologico di Asai

L’autore si conferma, opera dopo opera, come un abile narratore, capace di tenere desta l’attenzione del lettore pagina dopo pagina, di creare storie avvincenti in cui si muovono personaggi descritti con un’approfondita analisi psicologica e riferimenti precisi alla cultura e alla civiltà giapponese, ma questa volta ha un po’ peccato nella conclusione, come se avesse fretta di terminare la storia.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...