
Sinossi ufficiale
Recensione
Daniele parte in vacanza con i suoi amici ma poi se ne allontana per proseguire da solo, alla scoperta di se stesso, delle sue paure e dei suoi dubbi. È così che incontra un universo multiforme di persone solitarie, tristi o burbere, ognuno alle prese con la sua esistenza ma tutti pieni di grande umanità
È così che metterà pace a quello spirito che gli ruggisce dentro, al suo essere dilaniato continuamente tra niente e tutto, al suo desidero di Dio e dell’infinito, al dolore che si porta dentro da quando è nato
È un loro molto emozionante proprio come lo è stato Tutto chiede salvezza, un romanzo di formazione, di crescita personale, di consapevolezza, un romanzo che scava a fondo nell’anima del protagonista e che ci rivela un ragazzo fragile e forte al tempo stesso, un personaggio ben delineato in ogni sfaccettatura, vivo e che lascia una traccia indelebile nella mente del lettore.
È facile affezionarsi a lui, immedesimarsi in lui, partire all’avventura con la valigia verde pisello al seguito, innamorarsi, dormire all’aperto o in un pollaio, ubriacarsi di vita, fare l’autostop …
Una lettura memorabile
Estratti
“Io sono qui perché devo capire. Non posso più fare finta di niente. Non è colpa mia se vedo ovunque una discendenza da scoprire, ovunque un enigma che chiede a me di essere risolto, come se fosse possibile. Non è colpa mia se ogni gesto, sentimento, respiro, mi chiede da che parte stare, perché in tutto vive una battaglia, la stessa che mi porto nel cuore dal giorno in cui mi tolsero dal ventre di mia madre. Ogni giorno nel mio petto esplode un duello, sempre lo stesso. Un duellante si chiama Tutto. Il suo avversario si chiama Niente. Quello che vivo se lo contendono loro. E’ uno contro l’altro, la mia vita in palio, sono io la terra che vogliono aggiudicarsi, da sempre, per sempre.”
Vorrei avere il coraggio di confessare ad Annamaria così Dio nella mia vita. Non proprio lui, ma il desiderio di lui. Mi piacerebbe farle sentire cosa ho dentro. Prenderle la mano dal volante e poggiarmela al centro del petto. Dirle senza nessuna vergogna: “ Io è come se c’avessi dentro un cane che s’e’ perso il padrone, con quella nostalgia, come se c’avesse vissuto assieme. E lo cerca ovunque. In certi momenti il profumo del padrone si fa più intenso, allora tutto diventa una presenza innamorata, ma sono lampi, bruciature di luce, in quegli istanti vedo la mano che ha piantato gli alberi”
Come sono arrivato qui? Non intendo il luogo, il momento, ma qui sulla terra, generato da mia madre e da mio padre. Mi dovrei far bastare questo: sono figlio dei miei genitori. Figlio di questo pianeta. Ma perché non mi basta? Perché mi ritrovo a scavare dentro le cose, le persone? Lo faccio perché voglio capire. Perché una volta capito tutto, avrà la cura a questo dolore che porto da sempre. Alla nostalgia che mi parla in una lingua che non capisco. Io non lo voglio più vivere questo dolore. Non voglio più vivermi dentro. La leggerezza. Vorrei essere leggero. Ho diciassette anni, dovrei volare sulle cose senza peso, invece mi ritrovo questa maledizione in seno, a dover scavare a mani nude.

Sinossi ufficiale
Tra colline di pietra bianca, tornanti, e paesi arroccati, Pietro Borzacchi sta viaggiando con il figlio Jacopo. D’un tratto la frizione della sua vecchia Golf lo abbandona, nel momento peggiore: di venerdì pomeriggio, in mezzo al nulla. Per fortuna padre e figlio incontrano Oliviero, un meccanico alla guida del suo carro attrezzi che accetta di scortarli fino al paese più vicino, Sant’Anna del Sannio. Quando Jacopo scende dall’auto è evidente che qualcosa in lui non va: lo sguardo vuoto, il passo dondolante, la mano sinistra che continua a sfregare la gamba dei pantaloni, avanti e indietro. In attesa che Oliviero ripari l’auto, padre e figlio trovano ospitalità da Agata, proprietaria di un bar che una volta era anche pensione, è proprio in una delle vecchie stanze che si sistemano. Sant’Anna del Sannio, poche centinaia di anime, è un paese bellissimo in cui il tempo sembra essersi fermato, senza futuro apparente, come tanti piccoli centri della provincia italiana. Ad aiutare Agata nel bar c’è Gaia, il cui sorriso è perfetta sintesi del suo nome. Sarà proprio lei, Gaia, a infrangere con la sua spontaneità ogni apparenza. Perché Pietro è un uomo che vive all’inferno. “I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione.” Ma la povertà non è la cosa peggiore. Pietro lotta ogni giorno contro un nemico che si porta all’altezza del cuore. Il disamore. Per tutto. Un disamore che sfocia spesso in una rabbia nera, cieca. Il dolore di Pietro, però, si troverà di fronte qualcosa di nuovo e inaspettato. Agata, Gaia e Oliviero sono l’umanità che ancora resiste, fatta il più delle volte di un eroismo semplice quanto inconsapevole. Con “Fame d’aria”, Daniele Mencarelli fa i conti con uno dei sentimenti più intensi: l’amore genitoriale, e lo fa portandoci per mano dentro quel sottilissimo solco in cui convivono, da sempre, tragedia e rinascita.
Recensione
L’ultimo libro di Mencarelli è un altro viaggio nel dolore dell’animo umano. È la storia di Pietro, un padre che dedica tutta la sua vita a Jacopo, un figlio gravemente malato, un ragazzo autistico a basso funzionamento che non comunica affatto con il mondo se non attraverso dei semplici grugniti, che ha bisogno di cure e attenzioni in ogni momento della sua vita, che non è minimamente autosufficiente, che deve essere cambiato, lavato, imboccato, accudito in ogni modo.
Durante un viaggio in Puglia la loro macchina a un guasto e due si devono fermare in una piccola pensione dove incontreranno delle persone che hanno un peso determinante nella loro vita.
Mencarelli ha saputo cogliere la disperazione e il dolore di un padre che non ha un’esistenza, che non riesce a penetrare nel silenzio del figlio, che teme di lasciarlo solo una volta che lui non ci sarà più. Avere a che fare ogni giorno con la malattia è tremendamente frustrante, si perde ogni speranza, ci si chiede come mai tutto questo è toccato proprio noi, si cerca di incolpare qualcosa o qualcuno, il fato, il destino, Dio o chi per lui ma nonostante questo non si riesce a trovare una giustificazione, una motivazione valida a tanta sofferenza.Solo chi vive questa terribile esperienza può capire lo stato d’animo del protagonista che non ha mai un attimo di tregua, che è proprio quella fame d’aria di cui parla il titolo, che è semplicemente desiderio di un po’ di normalità, di qualche momento senza dover pensare ai bisogni e alle necessità del figlio.
l’animo umano non ha segreti per questo autore che ha provato sulla sua pelle un’esperienza molto particolare: nel 1994, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, fu costretto a sette giorni di Tso.
Da quel fatto è nato Tutto chiede salvezza e dalla stessa radice secondo me nasce questo libro sulla disabilità e sulle difficoltà che affrontano i parenti di disabili gravi, costretti ogni giorno a fare i conti con il dolore e la disperazione.
Un altro grande libro da leggere.