Recensione. L’uomo di fumo

Sinossi ufficiale

Le miniere di diamanti del Sudafrica, i campi di battaglia della Guerra Civile americana, un paesaggio vittoriano modellato sul dolore e sulle speranze infrante: questi i fondali di un romanzo dal passo epico e dall’architettura stupefacente.
Londra, 1885. In Edgware Road viene ritrovato il cadavere di una donna. La testa spiccata riaffiora a dieci miglia di distanza dalle acque melmose del Tamigi. L’ennesimo delitto orrendo che rischia di restare irrisolto in una città abitata da relitti umani, attraversata da fogne a cielo aperto, popolata da spiriti vagabondi, fasciata in una perenne nebbia sporca. Il nascondiglio perfetto per l’uomo di fumo, Edward Shade, il criminale che tutti cercano e tutti accusano.
Allan Pinkerton, il detective più celebre di tutti i tempi, è morto senza riuscire a catturarlo; e ora tocca al figlio William, che ha ereditato l’ossessione, portare a termine l’impresa fallita.
Ma anche Adam Foole, gentiluomo trasformista che viaggia accompagnato da un gigante e da una bambina, ha le sue ragioni per ritrovare Shade: e sono ragioni che alludono a un amore perduto, a una lettera, a un viluppo di segreti.

Recensione

William Pinkerton e’ ossessionato da Edward Shade, l’uomo che per anni è stato ricercato dal padre Allan e che ora lui insegue a Londra. Cercando quest’uomo sfuggente Pinkerton si imbatte in una donna misteriosa, oggetto di ricerca anche di Adam Foole.

Dal Sudafrica alla guerra civile americana, alla Londra vittoriana, il romanzo si snoda attraverso 800 pagine con una prosa entusiasmante e avvolgente. Non si può affermare che la mole del volume non si faccia sentire, ma la narrazione dei fatti e i numerosi flashback che vengono in essa inseriti rendono la lettura entusiasmante di interessante.

Uno degli aspetti negativi è che le battute del discorso diretto sono “camuffate” nel racconto e non è facile leggerle in questo modo.

Ho sicuramente preferito la prosa poetica di casa Lampedusa a questa rapida ma a volte anche molto ingarbugliata di questo thriller storico. A tratti il libro rasenta la noia nei flashback troppo lunghi che ricostruiscono il passato di William Pinkerton o di Edward Shade e anziché facilitare la comprensione del testo, lo appesantiscono un po’.

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