Recensione. Caminito. Un aprile del commissario Ricciardi

Sinossi ufficiale

Cinque anni possono cambiare un mondo. Una vita, tante vite. Il grande ritorno del commissario Ricciardi. È il 1939, sono trascorsi cinque anni da quando l’esistenza di Ricciardi è stata improvvisamente sconvolta. E ora il vento d’odio che soffia sull’Europa rischia di spazzare via l’idea stessa di civiltà. Sull’orlo dell’abisso, l’unico punto fermo è il delitto. Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell’omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l’aiuto del fidato Maione – in ansia per una questione di famiglia – Ricciardi dovrà a un tempo risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso. Intanto la figlia Marta cresce: ormai, per il commissario, è giunto il momento di scoprire se ha ereditato la sua dannazione, quella di vedere e sentire i morti.

Recensione

La storia del commissario Ricciardi si è bruscamente interrotta con l’ultimo libro che si concludeva con la morte della sua amata Enrica. Io avevo temuto che questa serie fosse giunta alla sua conclusione invece quest’anno De Giovanni ci ha regalato un nuovo capitolo, emozionante e coinvolgente come sempre. Ritroviamo Ricciardi cinque anni dopo e con lui il brigadiere Maione, l’amico dottore Bruno Modo, la contessa Bianca, la vedova Vezzi che ha lasciato Napoli per rifugiarsi all’altro capo del pianeta, ma soprattutto con lui ci sono anche la fedele Nelide e la piccola Marta, figlia di Ricciardi e di Enrica.

Il commissario e Maione sono impegnati ad indagare sulla morte violenta di due giovani amanti, ma allo stesso tempo i due hanno a che fare con delle questioni familiari molto spinose e preoccupanti.

È stato bello ritrovare i personaggi nati dalla penna di De Giovanni che ormai per me sono diventati dei fedeli compagni di viaggio, ai quali ricorro ogni volta che voglio immergermi in una bella storia. Qualcuno potrebbe obiettare che omicidi e morti ammazzati non rendono bella una storia, ma l’autore ha la straordinaria capacità di coinvolgerci anche di fronte alla dimostrazione della violenza di cui è capace l’essere umano, perché è riuscito a creare dei personaggi che con la loro umanità e il loro vissuto ci fanno capire che l’uomo non è solo fatto di male e oscurità, ma che c’è speranza per il genere umano, perché esistono ancora, ieri come oggi, persone che hanno dei principi e che scelgono sempre la via del bene.

Adesso la domanda che sorge spontanea è la seguente: quando ancora si dovrà aspettare per avere una nuova avventura del commissario Ricciardi?

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