
Sinossi ufficiale
Ho fatto male a comperare questo quaderno, malissimo. Ma ormai è troppo tardi per rammaricarmene, il danno è fatto»: con queste parole inizia il suo diario Valeria Cossati, la protagonista di questo romanzo, una donna della classe media nell’Italia degli anni Cinquanta. Poco più di quarant’anni, due figli grandi, un marito disattento, un lavoro d’ufficio che svolge senza apparente passione, Valeria è assorbita dal ritmo “naturale” della quotidianità piccolo-borghese, schiacciata, senza quasi rendersene conto, tra i suoi ruoli di moglie, madre, impiegata. Un giorno però, colta da un impulso che a lei stessa appare irragionevole e inspiegabile, acquista un taccuino su cui comincia ad annotare fatti minuti e riflessioni. Nello spazio “proibito” della scrittura, Valeria scopre i conflitti sotterranei che pervadono la sua esistenza, le aspirazioni frustrate, i risentimenti nascosti; dà voce a una vita interiore da anni sopita, esprime una propria individualità, una precisa coscienza rivelata dai gesti e dai pensieri della vita quotidiana. Pubblicato a puntate tra il 1950 e il 1951, e un anno dopo in volume, “Quaderno proibito” è considerato il capolavoro di Alba de Céspedes, un libro che è testimonianza storica di un’epoca e tributo a una generazione pre-femminista decisiva per tutte le rivoluzioni successive; ma soprattutto una magistrale prova letteraria capace di svelare l’identità, frammentata e mutevole, dell’essere umano. Prefazione di Nadia Terranova.
Recensione
Questo libro conquista fin dal titolo che è stato scelto probabilmente perché quando la protagonista l’ha acquistato le era stato detto che non poteva farlo (di domenica negli anni ‘50 era vietato nelle tabaccherie acquistare dei quaderni, ma il tabaccaio poi gliel’ha venduto lo stesso) e poi pagina dopo pagina ci risucchia portandoci nel mondo interiore di Valeria che scrive questo diario come la storia dei suoi pensieri e specchio della sua anima. Uno specchio oscuro che riflette un carattere e una personalità che lei non mostra agli altri, a suo marito e ai suoi figli, pensieri a volte “cattivi”, che poco si addicono ad una signora piccolo borghese che a 43 anni si sente già vecchia e che ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia e al lavoro, senza mai prendersi un po’ di tempo per se’. Adesso con questo diario riesce a ritagliarsi uno spazio tutto suo e a prendere consapevolezza di tante sensazioni e stati d’animo che finora aveva ignorato.
Valeria si sente prigioniera della sua vita, ha l’impressione che tutto il tempo che ha perduto dietro alla casa e alla famiglia sia stato tempo sprecato e solo in ufficio può essere se stessa, senza il bisogno di dire bugie.
Riflettendo sul passare del tempo si rende conto di essere cambiata molto da quando era una giovane sposa, soprattutto negli ultimi tempi ha scoperto di avere una vita segreta che non riesce a mostrare completamente ai suoi familiari. Comprende sgomenta l’abisso che c’è fra lei e la figlia, più si conosce attraverso le parole del suo diario e più si sente perduta.
Una lettura molto emozionante e coinvolgente!
“Questo è quello che mi rivolta, mamma. Tu ti credi obbligata a servire tutti, a cominciare da me. Allora anche gli altri, a poco a poco, finiscono per crederlo. Tu pensi che per una donna aver qualche soddisfazione personale, oltre quelle della casa e della cucina, sia una colpa: che il suo solo cómpito sia quello di servire. Io non voglio, capisci?, non voglio». Ho sentito un brivido passarmi nella schiena, un brivido gelido del quale ancora non posso liberarmi. Tuttavia ho mostrato di non dare importanza a ciò che ella aveva detto. Le ho chiesto ironicamente se è in casa sua che vuole incominciare a fare l‟avvocato.”
“Ma ogni mia esperienza – anche quella che mi viene da questo lungo interrogarmi nel quaderno – m‟insegna che tutta la vita passa nell‟angoscioso tentativo di trarre conclusioni e non riuscirci. Almeno per me è così: tutto mi sembra, allo stesso tempo, buono e cattivo, giusto e ingiusto: persino caduco ed eterno.”
“La sera, quando sediamo a tavola tutti insieme, sembriamo chiari e leali, senza insidie; ma io, ormai, so che nessuno di noi si mostra qual è veramente, ci nascondiamo, ci camuffiamo tutti, per pudore o per dispetto.”