
Sinossi ufficiale
«Il nostro tempo insieme sta per cominciare, mio lettore. Può darsi che vedrai queste pagine come un fragile scrigno da aprire con la massima cura. Può darsi che le strapperai o le brucerai: con le parole accade spesso». Hai fra le mani un’arma pericolosa, caricata con i segreti di tre donne di Gilead. Stanno rischiando la vita per te. Per tutti noi. Prima di entrare nel loro mondo, forse vorrai armarti anche di questi pensieri: «La conoscenza è potere». «La Storia non si ripete, ma fa rima con sé stessa».
Recensione
A distanza di parecchi anni dopo aver letto Il racconto dell’Ancella prendo in mano il suo seguito, I testamenti.
E subito mi immergo nel mondo distorto e assurdo di Gilead, uno Stato retto da uomini dove le donne sono asservite al loro potere. Il racconto viene portato avanti attraverso tre voci: quella di Zia Lydia, la suprema guardiana del rigore morale dello Stato che ricorda il percorso che l’ha portata al vertice della gerarchia; quella di una ragazzina di Gilead, figlia di uno dei più importanti Comandanti; quella di Baby Nicole, una bambina nata a Gilead ma fatta uscire clandestinamente, su cui i capo dello Stato autoritario vorrebbero mettere le mani.
Mi ha colpito molto una dichiarazione dell’autrice che ha affermato che per scrivere questo libro si sia ispirata al mondo che ci circonda. In effetti bisogna ammettere che dopo tanti anni di lotte e di proteste per ottenere il riconoscimento dei loro diritti, le donne sono ancora ben lontane dalla parità di diritti alla quale aspirano. Nonostante i numerosi traguardi raggiunti, sono ancora discriminate rispetto agli uomini, oggetto di trattamenti ingiusti e di pregiudizi che non si riesce ad estirpare dalla società contemporanea.
Certo, la Atwood ha delineato una situazione esasperante, uno Stato in cui le donne non sono più padrone del loro corpo, sono sottomesse in tutto e per tutto al volere degli uomini, non hanno letteralmente nessuna voce per farsi ascoltare, ma in un certo senso anche l’epoca nella quale viviamo finisce in molti modi per toglierci la nostra voce, per rubarci la nostra dignità, lasciandoci impotenti di fronte a situazioni di indicibile ingiustizia.
Particolare degno di nota: a Gilead alle ragazze è vietato leggere perché la lettura può portare alla depravazione. È un’affermazione davvero sconcertante ed è la dimostrazione di come il potere possa trovare i mezzi più assurdi per soggiogare le menti.
Non ho letto il romanzo ma dalla sinossi mi è sembrato di capire che,pur essendo un racconto di fantasia, non si discosta da molte realtà di certi paesi; in cui la teocrazia opprime le donne. Al di là di essere credenti non credo che nell’intento di Dio fosse contemplata l’oppressione delle donne. Mi viene il sospetto che certe dittature ed uomini abbiano timore dell’intelligenza e capacità intellettive delle donne.
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