Recensione. Piano nobile

Sinossi ufficiale

Palermo, estate 1942. Come in un lucido delirio, il barone Enrico Sorci dal suo letto di morte vede passare davanti agli occhi la storia recente della sua famiglia. Vede la devozione della moglie e i torti che le ha inflitto, vede le figlie Maria Teresa, Anna e Lia, i figli Cola, Ludovico, Filippo e Andrea; e vede Laura, la nuora prediletta, con il figlio Carlino, per il cui futuro si inquieta. Poco prima di morire il barone ordina che la notizia del suo trapasso non venga immediatamente annunciata e infatti, ignari, i parenti si radunano intorno alla tavola per un affollatissimo pranzo che si tiene fra silenzi, ammicchi, messaggi in codice, tensioni, battibecchi, antichi veleni, segrete ambizioni. È come se il piano nobile di palazzo Sorci fosse il centro del mondo, del mondo che tramonta – fra i bombardamenti alleati e la fine del fascismo – e del mondo che sta arrivando, segnato da speranze ma anche da una diversa e più aggressiva criminalità. Uno dopo l’altro, i protagonisti prendono la parola per portare testimonianze, visioni, memorie che si avviluppano in una spirale di fatti e di passioni, vendette e tradimenti, componendo un quadro privato e collettivo degli eventi che segnano Palermo fino all’aprile del 1955. Offesa dalla guerra e dall’occupazione, la città si apre con sventato entusiasmo a una nuova ricchezza e a nuove alleanze con la politica e la malavita; nelle pieghe della famiglia Sorci si consumano amori, fughe, ribellioni, rovine. E tutto fluisce, incessante. Agnello Hornby sgomitola storie che sono anche episodi della storia di tutto il Paese e dilatano quella capacità di allacciare la visione d’insieme e la potenza del dettaglio che i lettori hanno già imparato a riconoscere nei suoi romanzi. Con “Piano nobile” prende vita il secondo capitolo della saga familiare cominciata con “Caffè amaro”. Le famiglie sono famiglie, e chissà ancora per quanto impediranno, nasconderanno, confonderanno.

Recensione

Nell’estate del 1942 la vita del barone Sorci, vecchio e malato, gli scorre tutta davanti agli occhi come un film e la sua vista si fa più acuta, comprende molte cose che in passato non aveva capito. Ricorda e rimpiange sua moglie Rosalia, che ha tradito ripetutamente e ha trascurato, le tante donne che ha avuto, i figli, quelli legittimi e quelli illegittimi

Alla sua voce che descrive i fantasmi del suo passato si alternano quelle di altri membri della sua famiglia come ad esempio uno dei suoi figli illegittimi, Peppe Vallo, un uomo che si è arricchito, è diventato un avvocato di successo ma che è rimasto sempre ai margini della vita del barone, come uno spettatore; quella del figlio maggiore Cola che d’ora in poi sarà il nuovo barone e dovrà guidare la famiglia; quella della nuora Laura, che il barone ha amato e protetto, e quella del marito Andrea, un uomo preda di profondo tormenti dell’anima.

Questo è il secondo libro della trilogia iniziata con Caffè amaro e di quel libro riprende qua e là i nomi dei due protagonisti, Maria Sala e Giosuè Sacerdoti, amici dei Sorci.

La Agnello Hornby delinea un affresco corale straordinaria che ci consegna la vita di una famiglia complessa, piena di segreti e rivalità, donne sagge e uomini volitivi. Le parole dei vari protagonisti rendono perfettamente il ritratto di personaggi tormentati, divisi tra il dovere di mantenere l’apparenza e proteggere la reputazione della famiglia da un lato e dall’altro l’esigenza di seguire le proprie passioni e i propri istinti.

La figura che più mi ha colpito è quella di Laura, nuora del barone e sposata ad Andrea, un uomo afflitto da problemi di gestione della rabbia che spesso riversa sulla moglie. Ce l’ha messa tutta per dare sostegno a questo marito chiuso e nevrotico, ma poi ha incontrato l’amore nel cognato Cola e ha scontato la sua passione con il disprezzo del resto della famiglia. Laura è vittima di un matrimonio combinato, senza amore, anzi basato sulla paura e il terrore nei confronti del marito che non riesce a tenere a bada i suoi istinti. L’amore per Cola e per il loro figlio Carlino non basta a proteggerla da sguardi d’odio e pettegolezzi e non le resta che sognare un futuro migliore, in cui poter vivere il suo amore alla luce del sole.

La penna dell’autrice ci porta nel cuore di una famiglia straordinaria, descritta con tocchi sapienti ed eleganti, creando un’atmosfera d’altri tempi magica ed emozionante.

“Ho vissuto abbastanza per sapere che abbiamo davanti due strade: l’amore, che conforta sempre, o la violenza, che ti dà ragione anche quando non ce l’hai. Esiste una terza strada, è vero, quella dei grandi diplomatici, ma non è immediata, come l’amore e la violenza.”

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