Recensione. Usciti di Senna

Sinossi ufficiale

Maline, ex reporter d’assalto dal passato turbolento, fa ora la giornalista al SeinoMarin, un settimanale di Rouen a media tiratura. Rientra nei suoi compiti recensire l’Armada, spettacolare manifestazione che si svolge ogni cinque anni in cui i più bei velieri delle marine militari di tutto il mondo – per l’Italia l’Amerigo Vespucci – si ritrovano a Rouen e da lì scendono il corso della Senna fino a Le Havre: una sontuosa parata che si snoda per decine di chilometri tra le anse e i meandri del grande fiume navigabile e richiama sugli argini milioni di spettatori entusiasti. Un lavoro come tanti, non particolarmente interessante. Almeno fino a quando un marinaio messicano non viene assassinato in circostanze a dir poco misteriose. Il commissario Paturel, che si occupa del caso, pensa a un delitto passionale o a una rissa tra marinai, e gli indizi sembrano dargli ragione. Sarà Maline a scoprire lo strano intreccio che c’è tra l’omicidio in apparenza banale e il bottino dei pirati della Senna, mitico tesoro che da secoli sarebbe nascosto da qualche parte nei meandri del fiume. Ma la sua scoperta non fa che infittire il mistero e trasformare un’indagine di routine in un’aggrovigliata matassa.

Recensione

La prima cosa che mi ha colpito di questo libro è stato il titolo: infelice traduzione dell’originale Mourir sur Seine. Sarebbe stato molto meglio fare una traduzione diretta del titolo scelto da Bussi

A parte questo, il testo comincia con la morte di una giovane donna rimasta forse irrisolta (non se ne parla più dopo l’inizio ….) e prosegue 25 anni dopo con l’omicidio di Aquilero, un marinaio messicano appartenente ad un’influente famiglia messicana, appassionato di leggende e cacce al tesoro imbarcato sul Cuauhtémoc che partecipa all’Armada di Rouen, la seconda più importante manifestazione popolare di Francia, dopo il Tour de France.

Ad indagare sul delitto troviamo il commissario Paturel e la sua squadra, gli ispettori Colette Cadinot e Ovide Stepanu e in più entra in scena una giornalista locale che si occupa del caso, Maline

Tra tatuaggi insoliti, storie di pirati e particolari che sfuggono agli inquirenti, lo stile lineare e scorrrevole di Bussi ci aggancia fin dalle prime righe accompagnandoci lungo tutta l’indagine, rendendoci partecipi delle ansie del commissario Paturel e delle intuizioni di Maline fino all’epilogo spiazzante e superbo

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