Recensione. Le perfezioni provvisorie

Sinossi ufficiale

Le giornate di Guido Guerrieri trascorrono in equilibrio instabile fra il suo lavoro di avvocato – un nuovo elegante studio, nuovi collaboratori, una carriera di successo – e la solitudine venata di malinconia delle sue ore private. Antidoti a questa malinconia: il consueto senso dell’umorismo, la musica, i libri e le surreali conversazioni con il sacco da boxe, nel soggiorno di casa. Tutto inizia quando un collega gli propone un incarico insolito: cercare gli elementi per dare nuovo impulso a un’inchiesta di cui la procura si accinge a chiedere l’archiviazione. Manuela, studentessa universitaria a Roma, figlia di una Bari opulenta, è scomparsa in una stazione ferroviaria, inghiottita nel nulla dopo un fine settimana trascorso in campagna con amici. Inizialmente Guerrieri esita ad accettare l’incarico, più adatto a un detective che a un legale. Poi, scettico e curioso a un tempo, inizia a studiare le carte e a incontrare i personaggi coinvolti nell’inchiesta. Tra questi, la migliore amica di Manuela, Caterina. Una ragazza dei suoi tempi giovane, bella, immediata al limite della sfrontatezza. L’avvocato, diviso fra imbarazzo e attrazione, si lascia accompagnare da lei nel ricostruire il mondo segreto di Manuela e le ragioni della sua scomparsa.

Recensione

Una ragazza scomparsa da sei mesi senza lasciare traccia e i genitori disperato che si rivolgono all’avvocato Guerrieri per non far archiviare il caso: parte da qui Le perfezioni provvisorie di Carofiglio che mi aspettava da molto in libreria.

Un personaggio affascinante, che aspira a quelli dei libri noir, dotato di un filo di ironia e autocommiserazione, nella Bari vecchia, amante delle passeggiate notturne, che tira pugni al sacco da boxe e intanto ci parla, ci attira e ci conquista pagina dopo pagina con il racconto dell’indagine e alcune escursioni temporali nello suo passato, citazioni da libri e da film

“Per esempio mi domandai cosa avrebbero fatto Matthew Scudder, o Harry Bosch, o Steve Carella se avessero dovuto occuparsi di quel caso.

La domanda era ridicola, eppure paradossalmente mi aiutò a mettere a fuoco i pensieri. […] Chi legge troppi libri spesso fa cose di cui non c’è nessun bisogno.”

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