
Il commissario Bordelli è andato in pensione e la malinconia si fa sentire, nonostante la presenza sempre più stretta della bella Eleonora e le immancabili cene della Confraternita. Il giovane sessantenne fa lunghe passeggiate in collina, ripensa al passato, e a poco a poco si fa strada nella sua mente l’idea di risolvere l’unico caso della sua carriera rimasto insoluto: un ragazzo, figlio di un industriale fascista, ucciso nel 1947 con diverse coltellate… forse una vendetta? Era la sua prima indagine, e all’epoca non era riuscito a venirne a capo, anche perché molto presto era arrivato l’ordine di lasciar perdere, non era il clima giusto per rovistare nelle tragedie della guerra, l’Italia aveva bisogno di pace e di serenità. Ma adesso, dopo ventitré anni, può provare a risolverlo, anche se non ufficialmente. Nel frattempo cerca di dare una mano a Piras, diventato vice commissario, e finisce per ritrovarsi alle prese con due crimini odiosi che reclamano giustizia, una giustizia che forse andrà cercata al di fuori delle regole…

In Ritorno a casa, l’avvocato Jake Brigance – già protagonista de Il momento di uccidere, L’ombra del sicomoro e Il tempo della clemenza – viene contattato da un vecchio amico, Mack Stafford, ex collega a Clanton, che chiede il suo aiuto. Tre anni prima Mack è fuggito dalla Ford County senza lasciare tracce con i soldi dei suoi clienti dopo aver dichiarato fallimento e divorziato dalla moglie, abbandonando le sue due figlie. Ora desidera ritornare a casa, ma le cose non vanno come aveva previsto. In Luna di fragola, Cody Wallace, un condannato a morte di soli ventinove anni, di cui quattordici passati nel braccio della morte, è in attesa della sua esecuzione. Mancano soltanto tre ore, il suo avvocato non può salvarlo e la richiesta di clemenza non viene accolta dal governatore. Mentre il tempo sta per scadere Cody riceve una visita inaspettata ed esprime un ultimo, straziante desiderio. Gli avversari sono i due fratelli Kirk e Rusty Malloy, avvocati di successo che hanno ereditato un importante e prosperoso studio legale fondato dal padre, da tempo in prigione per aver ucciso la moglie. Kirk e Rusty si detestano e si parlano solo quando è strettamente necessario e, pur condividendo l’ufficio, fanno di tutto per evitarsi. Gli affari iniziano ad andare male e tutto il peso ricade su Diantha Bradshaw, l’unica persona di cui i due soci si fidano. Diantha deve decidere se salvarli o, per la prima volta nella sua carriera, salvare se stessa.

Nell’estate del 2003, mentre gli americani stanno invadendo l’Iraq, a Stoccolma un arbitro di calcio di origini afgane viene picchiato a morte. Dell’omicidio è accusato Giuseppe Costa, uomo dal temperamento focoso, nonché padre di uno dei giocatori della squadra. Ma, al solito, non c’è nulla di definitivo. Di fronte alle insistenze di Costa, che continua a dichiararsi innocente, il capo della polizia decide di chiedere aiuto a Hans Rekke, professore di psicologia ed esperto mondiale di tecniche di interrogatorio, noto per aver trovato in passato la soluzione di enigmi apparentemente indecifrabili. Rekke fa parte dell’alta società di Stoccolma, è sofisticato, colto, grande esperto di logica e musica, ma è anche dipendente dai farmaci, ed è un uomo fragile. Dopo un avvio non particolarmente fruttuoso, si ritrova a collaborare gomito a gomito con Micaela Vargas, giovane poliziotta di origine straniera, cresciuta nei bassifondi della capitale e tirata dentro all’indagine quasi per caso. Una coppia decisamente originale, che decide di andare a fondo di un caso che li trascina nella caccia della Cia ai terroristi e nella guerra dei talebani contro la musica. Chi era davvero l’arbitro ucciso? È ragionevole considerarlo una vittima? La ricerca della verità costringerà Rekke e Vargas a cambiare continuamente prospettiva, in un crescendo di suspense e colpi di scena.

Nell’estate del 2003, mentre gli americani stanno invadendo l’Iraq, a Stoccolma un arbitro di calcio di origini afgane viene picchiato a morte. Dell’omicidio è accusato Giuseppe Costa, uomo dal temperamento focoso, nonché padre di uno dei giocatori della squadra. Ma, al solito, non c’è nulla di definitivo. Di fronte alle insistenze di Costa, che continua a dichiararsi innocente, il capo della polizia decide di chiedere aiuto a Hans Rekke, professore di psicologia ed esperto mondiale di tecniche di interrogatorio, noto per aver trovato in passato la soluzione di enigmi apparentemente indecifrabili. Rekke fa parte dell’alta società di Stoccolma, è sofisticato, colto, grande esperto di logica e musica, ma è anche dipendente dai farmaci, ed è un uomo fragile. Dopo un avvio non particolarmente fruttuoso, si ritrova a collaborare gomito a gomito con Micaela Vargas, giovane poliziotta di origine straniera, cresciuta nei bassifondi della capitale e tirata dentro all’indagine quasi per caso. Una coppia decisamente originale, che decide di andare a fondo di un caso che li trascina nella caccia della Cia ai terroristi e nella guerra dei talebani contro la musica. Chi era davvero l’arbitro ucciso? È ragionevole considerarlo una vittima? La ricerca della verità costringerà Rekke e Vargas a cambiare continuamente prospettiva, in un crescendo di suspense e colpi di scena.

Un produttore cinematografico, fratello di un potente ex ministro democristiano, viene trovato morto dentro la sua Jaguar, abbandonata in una sperduta valle alpina. Sua moglie, un’ex attrice che ha fatto innamorare un’intera generazione, è scomparsa. Incaricato delle indagini, il commissario Arcadipane deve lasciare la sua Torino e trasferirsi temporaneamente a Clot, un grumo di case sorvegliate da una diga che serra la valle come un cappio. Ad attenderlo, gente diffidente e spigolosa e un rebus da far scoppiare la testa. Troppo complicato per non chiamare in aiuto il vecchio amico e mentore Corso Bramard e l’indisciplinata quanto indispensabile agente Isa Mancini, entrambi alle prese con un momento difficile della propria vita. Per arrivare alla verità sarà necessario scavare tra antichi segreti e nuovi egoismi, districando una trama tessuta a piú mani. Fino alla scoperta che per tutti, o quasi, la vita paga il sabato.

Gibilterra, 1942. In questa terra di confine, covo di spie e nemici sotto ogni bandiera, si combatte una guerra occulta e silenziosa. Dalla costa la contraerea alleata taglia il cielo con la luce dei suoi fari mentre, nelle profondità del Mediterraneo, un’unità di sommozzatori della Decima MAS, armati di moderni siluri sottomarini, conduce azioni di sabotaggio ai danni della flotta britannica. Tra questi militari c’è il sottufficiale Teseo Lombardo. È lui che Elena Arbués, libraia gibilterriana ventisettenne, trova una mattina passeggiando sulla spiaggia: una massa nera, immobile, riversa sulla battigia color ambra, che lo schiarirsi del giorno trasforma in un uomo ferito e privo di sensi. Ed è a lui che ripensa incessantemente, dopo averlo assistito e riconsegnato ai suoi camerati, nei mesi successivi, come a un Ulisse uscito dal mare. Elena è una donna forte sul cui carattere il mondo non fa breccia, Teseo un soldato coraggioso e fedele. Avvicinati dal destino, possono cambiare le sorti della guerra. Appunti, monografie, diari, testimonianze dirette e indirette: partendo da una foto appesa alla parete di una libreria di Venezia, Arturo Pérez-Reverte ha scandagliato le acque della Storia per riportare a galla vicende realmente accadute, quelle del gruppo Orsa Maggiore, rimaste ai margini dei grandi eventi della Seconda guerra mondiale. Vicende scomode per il nostro passato, dove il mito non arriva, ma che il grande autore spagnolo ha voluto restituirci, raccontando di uomini e donne che le vissero realmente.

Nel cuore dell’inverno innevato, in un piccolo paese dello Yorkshire, la giovane Melanie Muncy scompare. La polizia manda a investigare il suo uomo migliore, il detective Jim Brindle: ossessivo, taciturno, solitario, nessuno è più implacabile di lui nel perseguire la verità. Anche Roddy Mace, in forze al giornale locale dopo aver sacrificato un’importante carriera da reporter a Londra, è interessato al caso, che potrebbe offrirgli un’occasione di riscatto. Ma non è semplice condurre un’indagine all’interno di una comunità estremamente riservata, dove sono in troppi a vivere esistenze nascoste. Come Steven Rutter che, solo e indigente, abita in una casa isolata da tutti, conosce la brughiera circostante come nessun altro, e protegge segreti sconvolgenti anche per lo scafato detective. Soltanto l’ostinazione di Brindle e Mace finirà per scuotere l’assetto della comunità e rivelare verità insospettabili. Benjamin Myers, con un intreccio noir mozzafiato ambientato in luoghi densi di atmosfera, accompagna il lettore in un tour de force avvincente e spaventoso, confermandosi, dopo il successo di All’orizzonte, tra gli scrittori più bravi ed eclettici della narrativa inglese contemporanea.

Ennio Rovere fa testamento. Ha impiegato l’intera esistenza per costruire un sogno e ci è riuscito mettendo su un mobilificio di successo che porta il suo nome in Brianza. Si è fatto da solo, ha avuto fortuna, anche se la sua vita non sempre è stata facile. Ha avuto amori più o meno fortunati, mogli più o meno fedeli, figli più o meno litigiosi, collaboratori più o meno capaci. Con il testamento, però, ha l’occasione di rimettere tutti a posto: dalla prima moglie all’esuberante donna di servizio, dal figlio minore allo zelantissimo autista, dal dentista al cane devoto. Mai come adesso, si sente libero di parlare e dire finalmente la sua.
Con la scusa di distribuire in maniera equa il suo patrimonio, il protagonista di questo libro ripercorrerà per iscritto la propria esistenza, intrecciando dinamiche familiari e lavorative, premiando quanti davvero hanno meritato il suo affetto e punendo senza pietà tutti gli altri, senza risparmiarsi neppure nel giudizio.
Ormai, questo è chiaro, non ha più nulla da perdere.
Un autore amatissimo dai suoi lettori torna in libreria con un romanzo originale e pieno di inventiva, un testamento in forma di commedia dallo spirito dissacrante e tutto da ridere.

Teiere azzurre, tavolini di ferro battuto, tovagliette di cotone arcobaleno. Sono i colori le prime cose che Delphine nota quando entra nel piccolo bistrot all’angolo. C’è qualcosa, in quel posto, che la fa sentire a proprio agio, forse il profumo delle torte speziate, forse il caldo sorriso dei proprietari. Lei, in realtà, è entrata solo per rispondere all’annuncio «Cercasi cameriera», un lavoro che le permetterebbe di pagare la scuola di Emily, la figlia che sta crescendo da sola. Eppure, giorno dopo giorno, ha l’impressione che quel posto abbia qualcosa di magico, a partire dai clienti che, entrando, le illuminano la giornata. C’è Lexy, con il suo marcato accento francese, che chiede sempre un tè caldo con una parola gentile; c’è Roz, un’insegnante che, dietro il perenne broncio, nasconde un animo sensibile che esplode in una risata improvvisa mentre addenta un muffin; e Dylan, che con voce ipnotica canticchia insieme alla radio vecchie canzoni rock. In poco tempo, Delphine trova nel bistrot un’altra famiglia. Quello che però non si aspettava di trovare era il coraggio di riprendere in mano i sogni messi da parte. Finire la scuola, esibirsi su un palco, uscire per un appuntamento: tutte cose che, a ventotto anni, non credeva più di poter realizzare. Perché i gesti di gentilezza non restano inascoltati. Sono gesti che si diffondono da una persona all’altra come un fiume che, inarrestabile, arriva al mare. Un fiume che nasce dalla speranza ritrovata.

Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una sola notte per cambiare il corso di tutta una vita; la notte in cui arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. A ricordarle chi è le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme alle famiglie di molti altri scrittori, professori, dottori. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Verrà deportata. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete, fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare giorno dopo giorno. Ma c’è qualcosa che non possono togliere a Lina: La sua dignità, la sua forza, la luce nei suoi occhi. E il suo coraggio. Quando non è costretta a lavorare, Lina disegna. Documenta tutto. Deve riuscire a far giungere i suoi disegni al campo di prigionia del padre. È l’unico modo per salvarsi. Per gridare che è ancora viva.