Recensione. Idda

Sinossi ufficiale

Alessandra è una biologa che insegna a Parigi, dove abita con Pierre. Da anni non va nel Salento, il luogo in cui è nata e che ha lasciato dopo un evento drammatico, perché non riesce a fare i conti con le ombre della sua famiglia. Quando Annie, l’anziana madre di Pierre, è ricoverata in una clinica perché sta progressivamente perdendo la memoria, Alessandra è costretta a rimettere tutto in discussione. Chi siamo quando pezzi interi della nostra vita scivolano via? Che cosa resta di noi? Svuotando la casa della suocera, che deve essere messa in vendita, Alessandra entra nell’universo di questa stenodattilografa degli anni Quaranta, e pian piano ne ricostruisce la quotidianità, come fosse l’unico modo per sapere chi era, adesso che smarrendosi Annie sembra essere diventata un’altra. Nel rapporto con lei, ogni giorno più intimo, Alessandra si sente dopo tanto tempo di nuovo figlia, e d’improvviso riaffiorano le parole dell’infanzia e i ricordi che aveva soffocato. È grazie a ‘idda’, ad Annie, che ora può affrontarli, tornando là dove tutto è cominciato. Bisogna attraversare le macerie, recuperare la propria storia, per scoprire che l’amore sopravvive all’oblio

Recensione

Michela Marzano ci consegna una storia fatta di amore e perdono, di memoria e rimpianti, di malattia e rinascita.

Alessandra ha tagliato i ponti con il passato dopo la morte della madre, morta in un incidente in cui il padre era alla guida ubriaco. Si è trasferita a Parigi e ha conosciuto Pierre, con il quale sono complementari: precisa e metodica lei, trasandato e procrastinatore lui. lavmalattia neurodegenerativa di Annie, la madre di Pierre, non si abbatte su di loro e costringe la protagonista a fare i conti con la sua vita.

Che fine fa una persona quando perde il filo della sua esistenza? Dove va a finire la sua essenza? “Chi siamo davvero? E se la verità fosse altrove, diversa rispetto a quello che pensiamo? E se la parte autentica di ognuno di noi fosse nascosta proprio finché ci sforziamo di controllare tutto, perché ci sono tante cose da fare e non possiamo permetterci il lusso di essere, semplicemente essere, stanchi, depressi, svogliato, capricciosi, noiosi, persino sbagliati e dementi, ecco sì, questo: dementi?”

È un libro che mi ha fatto riflettere molto sulle tante incombenze che abbiamo, sulle aspettative degli altri e della società, sul fatto che la vita ci travolge e spesso finiamo per essere solo ciò che facciamo, senza poterci concedete un attimo di tregua, di riposo, di resa.

È anche un libro che parla d’amore: quello filiale, quello di coppia, quello per la propria terra, con tutti i suoi lati postivi e negativi, le sue ansie e le sue paure, le sue gioie e le sue soddisfazioni.

Un libro sull’anima umana, sul terrore di perderci e sul bisogno di rimanere ancorati alla realtà: una bellissima lettura.

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