Recensione. Il giorno dei morti . L’autunno del commissario Ricciardi

Sinossi ufficiale

Seduto con un cane a fargli compagnia, un bambino morto per caso. Un orfano, niente famiglia, niente amici. Una fossa comune. E invece qualcuno che si chiede perché, e come, e quando. Qualcuno che si mette a scavare in vite piccole, di cui non ci si cura, di cui non si sa niente. Qualcuno che non si rassegna all’urlo che non sente, al lamento che non riesce a trovare. Fino al giorno dei morti.

Recensione

Stavolta il Fatto non è di aiuto a Ricciardi che non riesce a vedere gli ultimi pensieri del piccolo Matteo detto Tette’. Questo lo turba moltissimo e vuole andare fino in fondo in un’inchiesta che deve scoprire chi ha ucciso il piccolo, uno dei tanti scugnizzi che popolano le strade di Napoli, figlio di tutti ma indifferente a tutti.

Il tutto mentre Mussolini sta per venire in visita a Napoli, la vedova Vezzi gli fa una corte spietata e lui finalmente ha avuto il coraggio di scrivere ad Enrica.

Non si può fare a meno di affezionarsi a Ricciardi, ai suoi occhi di ghiaccio, al suo ciuffo ribelle, ai suoi modi spicci, alla sua voce che è un sussurro agghiacciante, al suo modo di investigare e di interessarsi ai derelitti, agli ultimi.

Così come è facile apprezzare le doti del brigadiere Maione, l’ombra di Ricciardi, il suo sottoposto estremamente fondamentale nelle indagini.

Una serie che si fa amare

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