Recensione. L’uomo inquieto

Sinossi ufficiale

In una fredda giornata d’inverno, Håkan von Enke, alto ufficiale di marina ora in pensione, scompare durante la sua abituale passeggiata mattutina a Stoccolma. Un caso che tocca da vicino il commissario Wallander. Von Enke è il futuro suocero di sua figlia Linda, il nonno della sua nipotina, e di recente gli aveva confidato aspetti sorprendenti di un dramma politico-militare risalente a più di due decenni prima, quando sottomarini sovietici erano stati avvistati in acque territoriali svedesi. Kurt Wallander è vicino a un grande segreto della storia del dopoguerra. La sua lotta incessante alla ricerca della verità è ora l’impegno di un uomo che sta facendo i conti con la propria vita assediata da ombre minacciose, e che, talvolta deluso dai colleghi e dal sistema, ritrova il calore e gli affetti della sua famiglia.

Recensione

Kurt Wallander ha un’idea del mondo piuttosto semplice, non vuole diventare un uomo amareggiato che invecchia da solo e che ogni tanto viene visitato da sua figlia e da l ad uno ex colleghi, non ho nessuna speranza di un aldilà confortato da una soluzione religiosa ed ha un vago senso di paura della morte.

Quando scompare inspiegabilmente il futuro suocero della figlia, ex capitano di un sottomarino e implicato in un vecchio scandalo politico-militare, lui si sente in dovere di indagare anche se le indagini non sono di sua pertinenza.

Questo libro di Mankell non mi ha entusiasmato troppo perché le implicazioni legate allo spionaggio e controspionaggio mi hanno un po’ annoiato. Lo stile è abbastanza scorrevole ma la trama non mi ha conquistato come speravo. Peccato perché in passato i suoi gialli mi avevano entusiasmato molto.

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