Recensione. Lolita

Sinossi ufficiale

“So anche che lo choc della morte di Annabelle consolidò la frustrazione di quell’estate da incubo, ne fece un ostacolo permanente frapposto ad ogni nuova avventura sentimentale nel corso dei gelidi anni della mia giovinezza. L’elemento spirituale e l’elemento fisico si erano fusi in noi con una perfezione che deve riuscire incomprensibile ai giovani d’oggi, così positivi e rozzi, la cui intelligenza è così standardizzata. Molto tempo dopo la morte di Annabelle, continuai a sentire i suoi pensieri insinuarsi nei miei. Molto tempo prima di esserci conosciuti, avevamo fatto gli stessi sogni. Raffrontavamo i nostri ricordi e vi trovavamo singolari affinità. Nello stesso mese di giugno dello stesso anno (il 1919), un canarino sperduto era volato nella casa di lei e nella mia, in due Paesi molto lontani. Oh, Lolita, se anche tu mi avessi amato così!“


“Dopo trentasei anni rileggo Lolita di Vladimir Nabokov, che ora Adelphi ripresenta… Trentasei anni sono moltissimi per un libro. Ma Lolita ha, come allora, un’abbagliante grandezza. Che respiro. Che forza romanzesca. Che potere verbale. Che scintillante alterigia. Che gioco sovrano. Come accade sempre ai grandi libri, Lolita si è spostato nel mio ricordo. Non mi ero accorto che possedesse una così straordinaria suggestione mitica”. (Pietro Citati)

Recensione

“Tra la vergine e l’uomo, affinché costui possa cader vittima della malia, dev’esserci un divario di diversi anni – mai meno di dieci.”

Ho riletto il libro dopo aver letto Leggere Lolita a Teheran e l’ho trovato molto interessante. Ne ho apprezzato meglio le sfumature, il rapporto morboso tra il professor Humbert e la “ninfetta” più famosa della letteratura contemporanea che non è solo una seducente ragazzina ma una vittima del vecchio manipolatore, compagno della madre.

“La guardai. La guardai. Ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare. Di lei restava soltanto l’eco di foglie morte della ninfetta che avevo conosciuto. Ma io l’amavo, questa Lolita pallida e contaminata, gravida del figlio di un altro. Poteva anche sbiadire e avvizzire, non mi importava. Anche così sarei impazzito di tenerezza alla sola vista del suo caro viso.”

Lo stile non è sempre fluido e scorrevole perché segue i pensieri contorti di Humbert, un pedofilo, come lo chiameremmo oggi, un pervertito ossessionato da un amore perduto e sempre a caccia di ragazzine da concupire e circuire.

Un libro magistrale, un classico intramontabile pur nella sua crudezza .

5 pensieri riguardo “Recensione. Lolita

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