
Sinossi ufficiale
Ginevra, per tutti Blu fin da bambina, ha diciassette anni, frequenta il liceo artistico ed è una ragazza solitaria intrappolata in un mondo tutto suo fatto di rituali ossessivi e gesti scaramantici. I suoi genitori sono divorziati e Blu vive con la madre, una donna che lavora molto ed è spesso fuori casa. Blu ha un fidanzato, che non riesce a lasciare perché divorata dai sensi di colpa, un ragazzo che vorrebbe amare e di cui, invece, sopporta appena la presenza. L’unica cosa che ama davvero è l’arte, e disegnare risulta un’attività in cui dimostra di avere talento. Così, quando durante una gita scolastica assiste a un’esibizione di performance art, resta folgorata da quel modo di esprimere l’atto creativo e dall’artista stessa, fino a sviluppare per lei una vera e propria ossessione. A questo punto, i pensieri maniacali si fanno via via più opprimenti, finché la sua determinazione a essere una brava ragazza la porta a vivere uno sdoppiamento della personalità subdolo e pericoloso.
Un romanzo forte e diverso che ci trascina nella mente claustrofobica di un’adolescente, prigioniera di azioni morbose e incomprensibili manie, sino a svelarne il delirante meccanismo.
Il ritmo serrato, imprevedibile, e la densità della scrittura rendono in modo perfetto il tormento psicologico della protagonista e l’incessante lotta interiore per sconfiggere il suo doppio.
Un libro che conferma il grande talento di Giorgia Tribuiani, autrice nuova e originale, capace di immedesimarsi e rendere appieno l’essenza e il tormento dei suoi personaggi.
Recensione
Chi si infila nelle ferite per creare dipendenza è una droga o una malattia, e in ambo i casi è il male
La narrazione della Tribuiani è come un fiume in piena che ci porta nella mente di Blu a scandagliare le sue emozioni e i suoi stati d’animo, è un profluvio di parole, di domande retoriche, di ricordi potenti ed ammalianti, una messe di parole che incantano e soggiogano, legano alla pagina e portano a continuare a leggere il libro tutto d’un fiato, in un flusso di coscienza affascinante e conturbante.
Purtroppo non è uno stile che ho apprezzato molto, troppo frastagliato e tormentato, efficace per rendere la psicologia della protagonista ma per me troppo emotivamente ingarbugliato
Come è successo a te, non ho apprezzato lo stile perché non amo i flussi di coscienza. Inoltre mi aspettavo qualcosa di più incisivo
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Capisco la tipologia ma se ben presentata, io la apprezzo solitamente
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Anche a me capita di non apprezzare questo tipo di scrittura
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Nemmeno io amo troppo i flussi di coscienza nella narrazione
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Forse è troppo riflessivo e poco narrativo. A me piacciono i racconti dove c’è più azione perché non rendono pesante la storia.
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Esatto!
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