
Oggi l’appuntamento con #sabatoincipit presenta quello dell’ultimo romanzo di Andrea Camilleri, edito da @sellerioeditore , Riccardino .
Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto a pigliari sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore e ore passate ad arramazzarisi ammatula dintra al letto. Le aviva spirimintate tutte, dalla conta delle pecore alla conta senza pecore, dal tintari d’arricordarisi come faciva il primo canto dell’Iliade a quello che Cicerone aviva scrivuto al comincio delle Catilinari. Nenti, non c’era stato verso. Doppo il Quousque tandem, Catilina, nebbia fitta. Era ’na botta d’insonnia senza rimeddio, pirchì non scascionata da un eccesso di mangiatina o da un assuglio di mali pinseri.
Addrumò la luci, taliò il ralogio: non erano ancora le cinco del matino. Di certo l’acchiamavano dal commissariato, doviva essiri capitata qualichicosa di grosso. Si susì senza nisciuna prescia per annare ad arrispunniri.
Incipit sicuramente particolare ed intrigante
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Ogni tanto faccio fatica a leggere libri mezzi dialettali però li trovo affascinanti
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Anche io non familiarizzo con il dialetto (tranne il mio), perciò non so se riuscirei a leggerlo
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Mi sembra un po’ complicato leggerlo per via del dialetto! 🤯
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