
“Nel rione dove è stato parroco per quindici anni, Don Salvatore ha lasciato il cuore. Conosce tutti, e ci torna sempre volentieri, soprattutto se c’è da sedersi davanti a una tavola abbondante e ben apparecchiata, con la tovaglia buona e le posate d’argento. In casa solo il signor Trematerra resta indifferente a quella liturgia; e ne è anzi disturbato.Anche lui ripete ogni volta le stesse frasi, apportando solo delle minime variazioni. Arriva il Figliol Prodigo. Nemmeno per il mio compleanno, tutta questa apparecchiatura. Schiatterà, un giorno o l’altro. Non ha nessuna simpatia per Don Salvatore; e perdipiù non è credente. Ma sulla cena del secondo giovedì del mese la moglie non transige. Si fa, e basta. E lui deve starsene il più possibile in silenzio, senza fare o dire nulla che possa turbare il clima. Se no c’è il rischio che all’ospite si blocchi la lingua.”(Dal racconto “Il segreto del prete”)
Molto interessante lo stile di scrittura di questo autore. Particolare
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Un testo che mi è piaciuto molto devo dire
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Purtroppo non è molto il mio genere
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Questo libro mi piace un sacco!
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