Recensione. Un delitto fatto in casa

Sinossi ufficiale

Un delitto fatto in casa narra le vicende di una famiglia altoborghese coinvolta in un sanguinoso enigma tra Natale e Capodanno, e vede dipanarsi una rischiosa storia di tangenti che ruota intorno a una lussuosa clinica e una solidissima società per azioni. È anche il delizioso affresco di una certa provincia italiana lenta e grassa e di un certo mondo fatto di scintillanti casinò, piacevoli boulevard, famosi ristoranti e meravigliose ville tra Nizza e Cap Ferrat. Ma non solo: è il racconto di efferati omicidi. Insomma, ce n’è per tutti: giallisti esigenti, amanti delle saghe – e delle faide – di famiglia, musicologi dal palato difficile, eleganti signore magari sotto l’ombrellone che, a forza di supposizioni, arriveranno all’ultima pagina con il fiato in gola, magari ridendo, magari un po’ meno.

Recensione

Un libro magistrale, con un intreccio che tiene il lettore avvinto alle pagine e dei personaggi le cui storie si intersecano in modo esemplare.

La famiglia Guarienti è al centro di una serie di intrighi degni dei migliori gialli della storia della letteratura: vivono in un mondo fatto di apparenze, di segreti custoditi gelosamente, di puri convenevoli, di riti mondani. Notevole è la descrizione dell’atmosfera che si respira alle riunioni di famiglia, una famiglia che esiste solo sulla carta e i cui componenti in realtà sono separati e lontani.

Attorno al loro mondo scintillante e opulento c’è tutta una serie di pettegolezzi alimentati dalle famiglie bene del loro entourage che danno un valore aggiunto alla narrazione, ci portano a conoscenza di particolari scottanti, dei legami che ci sono tra i componenti di questa famiglia al cui centro c’è l’ingegner Cesare Guarienti, un uomo che sembra tenere tutto in pugno con la sua straordinaria personalità.

Già solo l’incipit è straordinario: sappiamo subito che la signora Laide sarà uccisa di lì a breve, questo potrebbe spegnere ogni tipo di sorpresa mentre invece accende nel lettore una forte curiosità sul come accadrà questo omicidio, sul movente, sull’identità dell’assassino. Ogni personaggio che entra in scena successivamente, e sono molti, attira subito l’attenzione di chi legge perché non è chiaro come possa essere collegato all’omicidio iniziale. Una trovata assolutamente geniale!

La brevità dei capitoli permette di non far passare troppo tempo tra le parti in cui si parla di uno stesso personaggio. Mi è piaciuto il modo in cui sono collegati i vari capitoli. Il collegamento consiste nel fatto che alcune parole, con le quali si chiude un breve capitolo, sono riprese in modo identico o quasi simile nella frase iniziale di quello successivo: questo per sottolineare come tutti i fili della trama siano strettamente legati gli uni agli altri, inoltre serve anche a sottolineare il fatto che potenzialmente Ogni personaggio potrebbe essere sospettato di aver commesso gli omicidi che vengono narrati nel corso del romanzo. Sì, perché a quello iniziale della signora Laude si aggiunge l’altro, più eclatante e sconvolgente, di Guarienti, che mette sotto sopra tutta la sua famiglia.

È un giallo molto particolare in cui all’omicidio e alle indagini relative viene tutto sommato dedicato poco spazio rispetto a quello che invece prendono le vicende della famiglia Guarienti. Dei loro componenti si analizzano tutte le più recondite ansie, i segreti, Le incertezze, i pensieri più nascosti e nel corso della narrazione ci si chiede continuamente che cosa abbia a che fare questa famiglia allargatissima con la morte della signora Laide.

Ogni tanto vengo lasciati degli indizi ma solo alla fine se ne capisce il senso, come la foto misteriosa ritrovata da Cesare tra le pagine di un libro del figlio Sebastiano e poi ancora un’altra sua foto trovata a casa della prima vittima che lo ritrae da giovane: sono in qualche modo legate tra di loro?

Alcuni dei passaggi più interessanti sono quello in cui vengono narrati i sogni fatti da alcuni personaggi nella notte tra 24 e 25 dicembre, molto dettagliati, simbolici, rivelatori delle ansie e delle loro preoccupazioni diurne, oppure la descrizione straordinaria dell’omicidio di Cesare vista attraverso gli occhi della vittima. la tensione che c’è stata per tutto il racconto culmina proprio in questo omicidio che è stato anticipato solo poche pagine prima, c’era nell’aria un sentore di qualcosa di grave che stava per capitare, soprattutto perché si intuisce che in un fatto di sangue sarebbe stato coinvolto un membro della famiglia e lo scrittore è stato abilissimo a tenere viva l’attenzione e la suspense fino all’omicidio di Cesare che avviene a sole 150 pagine dalla fine del libro.

Questo è stato il primo libro che ho letto di Gianni Farinetti e non sarà certamente l’ultimo!

L’autore

Vive fra Torino e le Langhe. Copywriter, sceneggiatore e regista (ha realizzato alcuni documentari e cortometraggi), Gianni Farinetti ha esordito in narrativa nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa(Marsilio), con cui ha vinto il Premio Grinzane Cavour, Il Premiere Roman di Chambery e il Premio Città di Penne.
Nel 1998 ha vinto il Premio Selezione Bancarella con L’isola che brucia (Marsilio, 1997). Tra gli altri romanzi pubblicati troviamo Lampi nella nebbia (Marsilio, 2000), Regina di cuori (Marsilio, 2011), La verità del serpente(Marsilio, 2011), Prima di morire (Marsilio, 2014), Rebus di mezza estate (Marsilio, 2014), Il ballo degli amanti(Marsilio, 2016) con il quale ha vinto il Premio NebbiaGialla per la Letteratura Noir e Poliziesca, e Doppio silenzio (Marsilio, 2020).
I suoi romanzi sono tradotti nei maggiori paesi europei.

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