Recensione. Il male non ha eroi. Racconto di Natale

«Detesto Charles Dickens e il suo noioso modo di scrivere» rispose a denti stretti «sembra fatto della stessa sostanza di cui è fatta l’Inghilterra: fango, alcol e fumo.»

Sarah e Joseph il golem, il Divinatore, il suo maggiordomo scozzese e il Dixie, Beth e il giovane William, i fratelli Grimm: nel terzo capitolo de il male non ha eroi ritroviamo tutti i personaggi che abbiamo imparato a conoscere nei due volumi precedenti e che ci hanno affascinato con le loro storie entusiasmanti.

La capacità affabulatoria del duo Donega’- Pagliari si riconferma ancora una volta straordinaria. Questo racconto ambientato a Natale si ispira chiaramente al Canto di Natale di Dickens e lo scrittore inglese è proprio uno dei personaggi che troviamo nel libro, posseduto però da un uno spirito particolarmente cattivo e feroce, Anansi, il re delle storie che metterà sotto scacco uno dei protagonisti del libro giocando con la sua vita e dandogli il compito di trovare i tre guardiani, che sono rispettivamente lo spirito del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro.

Questo personaggio, di cui non svelo il nome per non rovinare la sorpresa della lettura, sarà aiutato in una corsa contro il tempo dai suoi amici e dovrà trovare un senso alla sua vita, salvando così se stesso, i suoi compagni di avventura e il Natale.

«Allora, vogliamo farla finita, spirito?» «Farla finita?» chiese l’omone, guardandolo con una certa sorpresa. «Sì, mi arrendo, sei imbattibile, come ti pare. Fammi fuori in fretta finché la stronza alle mie spalle sta ancora ridendo. Voglio lasciarle una bella valigia di sensi di colpa.» «Farti fuori?» il Guardiano batté una volta il lungo bastone a terra, e rise di gusto. «Oh no, il mio compito non è quello di farti fuori. Ogni Guardiano ha un compito ben preciso da assolvere, e il mio non è certo ucciderti, piccolo Miguel.»

Le risa vennero trattenute per un soffio alle sue spalle, lui le ignorò. «Sicuro che non puoi uccidermi? Tipo non puoi fare uno strappo alla regola, e far finire una volta per tutte questo maledetto incubo?» «Il mio compito è quello di guidarti lungo la strada della redenzione, per dare un senso alla miseria della tua vita.» «Oh, fantastico. Sei come un predicatore in pigiama, in poche parole.»

Tra una puntatina alla casetta di marzapane della strega di Hansel e Gretel, la rivelazione shock sul futuro della ragazzina, una sonata del flauto del pifferaio magico, un giardino pieno di mine e un carrarmato di nome Juanita, le pagine scorrono veloci verso l’epilogo che vi farà chiudere a malincuore il libro, lasciandovi con una grande nostalgia della storia e dei suoi protagonisti.

Estratti

Charles squadrò un’altra volta i due, come per assicurarsi che fossero persone per bene. L’uomo che aveva di fronte misurava quasi il doppio della sua altezza. Aveva il volto cupo dai lineamenti estremamente grezzi, un collo taurino e una muscolatura al limite della deformità. I suoi occhi, tuttavia, lasciavano trasparire una bontà cauta, mescolata ad una profonda cultura piena di curiosità. Al contrario, la giovane dai capelli quasi canuti pareva sospettosa quanto lui. Era minuta, dal fisico energico e dal viso severo. I suoi occhi erano macchiati di una terribile tristezza, ma in qualche modo quel sentimento sembrava seppellito nelle profondità più recondite delle sue iridi.

A me il Natale fa schifo. Troppi colori, troppi sorrisi, troppa cordialità. Se devo pensare a tutti i costi a qualcosa che possa farmi davvero schifo, penso proprio al Natale. Non sono fatto per questo genere di cose, non sono un uomo di buona volontà e di certo non ho mai portato la pace in terra, quindi questo periodo dell’anno non fa per me, fine della predica. Semplicemente non è il mio.

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