Nuove uscite dal 15 al 21 febbraio

A passeggio con John Keats è l’opera più misteriosa di Julio Cortázar: scritto in solitudine a Buenos Aires all’inizio degli anni Cinquanta e pubblicato volutamente postumo come omaggio a un poeta che, scomparso giovanissimo, solo dopo la morte ottenne la sua consacrazione, è un libro talmente ricco da sfuggire a ogni catalogazione. È sia un saggio, un acutissimo esercizio di critica letteraria – perché solo un poeta può arrivare al cuore vivo e pulsante della poesia di un altro poeta e scriverne senza ridurlo a nozionismo da accademia –, sia un romanzo, la storia di un personaggio di nome Julio Cortázar che, chiuso nella sua stanza, all’ultimo piano di un palazzo di calle Lavalle, a Buenos Aires, notte dopo notte scrive di Keats, e intanto pensa, divaga, ricorda, compilando a margine del suo libro una sorta di zibaldone. È un’opera-mondo: al centro c’è Keats, la sua vita e la sua poesia, ma ci sono anche Buenos Aires, i profumi e le luci della metropoli argentina e le vastità buie e sterminate della pampa oltre i suoi confini, e i poeti amici di Cortázar, i loro versi e le loro discussioni alle tre di notte, avvolti dal fumo delle sigarette e dall’odore del caffè. C’è l’Italia, ci sono Roma, Siena, Venezia, ma anche Genova e Napoli, perché pochi sono riusciti a catturarne l’essenza – i silenzi delle campagne, perché «tutta l’Italia è silenziosa», i colori delle stagioni, l’odore dei vini – come fece Cortázar nei suoi viaggi giovanili, così simili a quelli di Keats attraverso la Scozia. E c’è l’amore, quello che Cortázar scopre quando comincia a leggere le lettere tra John e Fanny Brawn. Il risultato è un’opera fondamentale su Keats ma anche un libro-rivelazione su Cortázar, perché troppo precisa e forte è la sensazione che, scrivendo del poeta inglese, l’argentino stia anche delineando un proprio alter ego con il quale, al netto dell’oceano che divide Buenos Aires e Londra, condivide una certa idea della vita, della scrittura e della missione poetica.

È il suo processo più importante: quello in cui l’imputato è lui. Ma in un’aula di tribunale anche l’innocenza può essere un crimine. È una sera di ottobre a Los Angeles, e Mickey Haller, a bordo della sua Lincoln, si allontana dal bar dove ha offerto da bere a un nutrito gruppo di colleghi per festeggiare la vittoria in un processo. Quando una volante della polizia gli fa segno di accostare, Haller è tranquillo: lui non ha bevuto neanche un goccio, come ormai da molti anni. Ma non è per questo che l’agente Milton l’ha fermato. A quanto pare, qualcuno ha rubato la targa della Lincoln. Lo stupido scherzo di un collega, pensa Haller. Ma quando l’agente lo costringe ad aprire il bagagliaio, quello che Haller si trova davanti è tutt’altro che uno scherzo. Un cadavere non è mai uno scherzo. Specialmente se è quello di un tuo ex cliente, e serve per incastrarti. Haller – con il fedele investigatore Cisco e la socia Jennifer Aronson – comincia così la sua battaglia più importante: difendersi dall’accusa di omicidio. Nonostante prove schiaccianti e assurde contro di lui, e un avvocato dell’accusa nota come Dana Braccio della Morte, decide di difendersi da solo in tribunale. E al suo fianco avrà un alleato d’eccezione, qualcuno che gli deve un grosso favore e non lascerà che le cose si mettano troppo male: Harry Bosch.

Venezia, 1940. L’Italia è entrata in guerra da quattro mesi, troppo pochi perché si sentano i morsi della fame, troppi per chi aveva creduto che sarebbe durata qualche settimana. Ma ciò che brucia alla Comunità ebraica della città sono le leggi razziali che hanno sconvolto l’esistenza di tutti i suoi membri. È per questo che hanno acquistato un edificio che possa ospitare alunni e professori a cui il regime impedisce di frequentare le scuole pubbliche. Ma proprio lì, nella biblioteca, un pomeriggio, il segretario scopre il cadavere di Ida Forti, professoressa di lettere antiche, uccisa da un colpo in testa inferto con una statuetta del Duce. È l’inizio di un’indagine che viene affidata al vicequestore Gigli, il quale ha una gran fretta di concluderla, tanto che in tempi brevissimi annuncia il nome dell’assassino. Ma la soluzione del caso non convince il suo sottoposto, il maresciallo Russo. Sarà lui a condurre un’inchiesta parallela che porterà alla luce segreti e misteri, fino al sorprendente finale.

Succede sempre qualcosa di meraviglioso è il racconto di un viaggio che ha come protagonista Davide, un ragazzo che vede tutte le sue certezze crollare una dopo l’altra, fino a perdere il desiderio di vivere. E Guilly, un personaggio fuori dal tempo che Davide, per caso o per destino, incontra in Vietnam e da cui apprende un modo alternativo e pieno di luce di prendere la vita. Una storia di rinascita in cui perdersi per ritrovarsi, che Gianluca Gotto racconta portando il tema della ricerca della felicità – già affrontato nell’autobiografia Le coordinate della felicità – su un piano universale: la destinazione finale di questo viaggio non è conquistare un certo tipo di vita, ma uno stato d’animo. Una sensazione di calore che è sempre dentro di noi, indipendentemente da quello che il destino ci ha riservato. Potremmo chiamarla in tanti modi: serenità, pace interiore, leggerezza, calma. Oppure, come direbbe Guilly, “la sensazione di essere a casa, sempre”.

Basta un istante per cambiare per sempre il corso della tua vita. Lo sa bene Lena Wise. Fino a poco tempo prima, Lena era un missile puntato sul futuro: per lei, esistevano solo gli esami di ammissione all’università, il campionato di pallavolo e Sebastian, il suo migliore amico, di cui è segretamente innamorata. Da quella notte, invece, non esiste più nulla. Non da quando un suo errore ha sconvolto per sempre l’esistenza delle persone a lei più care, facendola precipitare in un baratro di rimpianti. Adesso Lena non pensa più né al college né allo sport. Non vuole nemmeno vedere Sebastian. È convinta, infatti, di non meritare più il futuro per cui tanto lottava… Sebastian ha sempre rimandato a domani. Credeva di avere tempo: per impegnarsi di più negli studi, per allenarsi di più, per conquistare la ragazza dei suoi sogni… Dopo quella terribile notte, invece, si rende conto che il domani non è scontato, è un dono. E lui vuole fare tutto il possibile per non sprecarlo. A cominciare da Lena: anche se ha paura di rovinare la loro amicizia, Sebastian deve trovare il coraggio di confessarle i suoi sentimenti. Prima, però, deve aiutarla a liberarsi dei sensi di colpa. Ma il suo amore sarà abbastanza forte da convincere Lena a riprendere il cammino verso il futuro o si lascerà schiacciare dal peso del passato?

Milano, fine anni Novanta. Il passato ritorna nella vita di Gigi Berté, un passato che risale a vent’anni prima, quando era un giovane universitario e suo padre Toni un ispettore della Omicidi. Indagando sui casi spinosi di una prostituta uccisa e di un ristoratore “suicidato” perché non si piegava ai ricatti, Toni si convince che i due crimini siano opera di un clan malavitoso molto attivo in città: i Rizzo. L’inchiesta procede a rilento, nessuno parla, nemmeno l’informatrice Brigitta Berger, e alla fine il superiore di Toni lo solleva dall’incarico. Il destino però riporta l’ispettore, inconsapevolmente e tragicamente, a incrociare ancora la sua vita con quella del clan calabrese. Le vicende dei Rizzo intanto si complicano: Oscar, l’erede della famiglia, segnato in modo indelebile dalla morte di Maria, l’unica che abbia mai amato, si convince di averla ritrovata in Silvana Mariuz, una istruttrice di palestra che le assomiglia in modo impressionante. È disposto a tutto pur di averla, e non si fa scrupoli ad allontanare da sé la donna che lo ama con passione. Anche Lucia, sorella di Silvana, è inquieta perché sospetta che il marito le sia infedele, ma non sa chi sia la sua rivale. Ognuno di loro lotta per realizzare i propri sogni, ma un delitto imprevedibile scompaginerà i progetti di tutti, trascinandoli alla rovina. Solo vent’anni dopo Gigi Bertè, ormai vicequestore aggiunto, riuscirà a far riemergere, grazie a un’indagine poco ortodossa, la folle verità sul caso Mariuz, ma con un carico di sofferenza che lo investirà personalmente…

Le gemelle Agresti, in arte Alisja e Irina, sono state due ballerine famose per le loro esibizioni televisive e per la loro straordinaria somiglianza: una sola la differenza, il colore dei capelli. Già da qualche anno la loro fama si sta offuscando, quando una delle due viene ritrovata in mare al largo di Ischia, forse annegata, sicuramente sfigurata nel tentativo di renderla irriconoscibile. Quando l’altra, Alisja, si presenta nel suo studio, Max Gilardi vive ancora da solo, e si trova suo malgrado trascinato in un caso dove a fare da filo conduttore è l’ambiguità delle persone e dei sentimenti, e al di sotto del quale si spalanca un mondo in cui confluiscono malaffare, traffici illegali, sesso a pagamento e stupefacenti. Elda Lanza ci riporta indietro nel tempo, a un Gilardi forse ancora inesperto ma sicuramente già geniale nella capacità di vedere prima di chiunque altro cose che nessuno oserebbe neppure immaginare.

Rosa ha trent’anni, vive da sola in un appartamento, ad un passo dalla laurea in Filosofia decide di mollare ed entrare in polizia. Da bambina credeva di avere i superpoteri, di essere diversa, speciale. Ma ora si trova davanti al suo primo incarico importante: proteggere un giovanissimo boss della camorra accusato di un triplice omicidio che coinvolge anche due bambine.

Dan ha buoni motivi per andarsene e buoni motivi per restare. In attesa di decidere, tiene la valigia pronta. Nel suo dibattersi, sembra non rendersi conto che, se il problema ce l’hai dentro, non c’è contesto in grado di salvarti. Jamie è affascinato dallo spazio e sogna di fare l’astronauta, ma vive tra le pecore in una remota comunità montana. Seppure non nel modo in cui sperava, uno scostante ospite di passaggio gli aprirà le porte di quel mondo inaccessibile. Evgeny si sente a disagio nell’ufficio di Londra in cui ha appena cominciato a lavorare. Per sua fortuna e sfortuna, la sostanza capace di trasformarlo magicamente in una macchina infallibile è in vendita a ogni angolo. In Vie di fuga Naomi Ishiguro racconta di persone normali che lottano per liberarsi da vincoli reali e mentali. Le loro storie, come quelle di Angela Carter prima di lei, hanno però anche qualcosa di fantastico, che si manifesti in un dettaglio – come un enorme orso giocattolo che con la sua muta ed enigmatica presenza ha il potere di scuotere un matrimonio – o in una conclusione che la razionalità non può spiegare. L’elemento fiabesco diventa centrale nella storia in tre parti che scandisce la raccolta. Qui, sullo sfondo di un regno in cui il prototipico palazzo del re convive con la periferia industriale dismessa, l’umile ma distinto acchiapparatti chiamato a porre fine a un’infestazione senza precedenti si trova invischiato in una faida familiare i cui protagonisti, a dispetto del titolo nobiliare, soffrono e feriscono il prossimo come la gente del popolo. In una lingua controllata e precisa, economica ma capace di tocchi poetici, Naomi Ishiguro racconta di persone in trappola, ma offre a loro, e ai lettori, la libertà del volo.

Calista Frangopoulos è una donna sposata di cinquantasette anni, con due figlie in procinto di lasciare casa. Francesca, la grande, andrà a fare l’università negli Stati Uniti e Arlene, la piccola, è stata presa per l’anno successivo a Oxford. Dopo aver lasciato Francesca all’aeroporto, Calista ricorda quando lei stessa era stata in America per tre settimane nel 1976 e l’incontro casuale che le aveva segnato l’esistenza, quando una sera a Los Angeles, con la sua amica Gill, si era ritrovata a tavola con Billy Wilder, senza sapere chi fosse. Un’occasione fortuita che un anno dopo l’aveva portata a lavorare come interprete dal greco sul set del penultimo film di Wilder, Fedora, che avrebbe determinato la sua scelta di diventare compositrice di colonne sonore e che, molti anni dopo, le avrebbe permesso di maturare una decisione importante con la leggerezza del finale di A qualcuno piace caldo: “Why not?”. Già, perché no? La vita è grande. Billy Wilder è Hollywood, la celebrità, il genio, ma anche il Novecento, il nazismo, la Shoah, la fuga di tanti verso l’America, è una potente ossessione che permette a Jonathan Coe di scrivere un romanzo bellissimo e complesso, nelle cui pagine scorre con forza una vena di nostalgia: la nostalgia degli anni che passano, delle cose che si lasciano, di quello che siamo stati e non siamo più. E, soprattutto, di ciò che possiamo ancora dare e di cui nessuno sembra avere più bisogno.

Quando la moglie gli annuncia di aspettare un bambino, Izumi non potrebbe essere piú felice. Ma è anche un po’ preoccupato: sarà un buon padre? E, in fondo, cos’è un buon padre? Lui, il suo, non l’ha mai conosciuto. Izumi è cresciuto da solo con la madre Yuriko, un’insegnante di musica, in un rapporto tanto stretto quanto sfuggente anche per loro. E proprio la madre è la fonte delle sue ansie maggiori: negli stessi giorni in cui scopre che diventerà padre, Izumi scopre anche che, in un certo senso, smetterà di essere figlio. La madre Yuriko, infatti, mostra i primi segni dell’Alzheimer: dimentica le cose o dove si trova, inizia a uscire di casa perdendosi per il quartiere, e una volta sembra addirittura scordare di avere un figlio. Izumi sa che sua madre è malata, ma quell’episodio riapre una vecchia ferita: Izumi non può in nessun modo cancellare quanto accaduto tra il 1994 e il 1995, quando lui era un bambino e Yuriko se ne andò di casa all’improvviso. Ma cosa successe alla madre in quei mesi di assenza? E perché si allontanò? Kawamura Genki scrive una storia delicata e piena di umanità, in cui malinconia e leggerezza si mescolano in un modo tipicamente giapponese. Proprio come in Se i gatti scomparissero dal mondo, Kawamura usa una storia intima per affrontare, quasi senza che ce ne accorgiamo, le grandi domande: cosa vuol dire essere un genitore? Qual è il rapporto tra memoria e identità? Conosciamo davvero le persone che abbiamo accanto? Potremo amarle e continuare a rispettare i loro segreti?

L’ereditiera viziata Georgianna Watkins ha una reputazione da party girl da mantenere. Eppure tutto lo shopping e le feste iniziano a sembrarle un po’ vuoti, e lei inizia a sentirsi sola. Anche se Georgie non lo ammetterebbe mai, la parte migliore della sua settimana sono le mattine in cui torna a casa alla stessa ora in cui il suo vicino esce per andare in palestra prima di una lunga giornata di lavoro. Provocarlo è la cosa più divertente che Georgie abbia fatto da anni, e le regala tanto materiale per i suoi più scatenati sogni a occhi aperti. L’avvocato divorzista delle celebrità Andrew Mulroney non ha molto tempo per le donne, specialmente per le principessine viziate che passano più tempo immortalate sulle pagine delle riviste di gossip che a fare un lavoro vero. Anche se Georgie è di una bellezza strepitosa, rappresenta tutto ciò che Andrew non sopporta: il tipo di ragazza che ha ereditato il suo attico invece di guadagnarselo. Ma quando Andrew zittisce uno dei loro battibecchi con un bacio a sorpresa, un bacio che viene immortalato, tutta Manhattan inizia a chiedersi se siano una vera coppia. E nessuno è più sorpreso di Andrew nello scoprire che la risposta potrebbe essere davvero sì.

Belfast, 1972. Jean McConville, vedova e madre di dieci figli, ha trentotto anni quando, in un tardo pomeriggio di dicembre, una ventina di membri dell’ala estremista dell’IRA irrompe in casa sua, alla periferia di Belfast, e la trascina via sotto gli occhi dei figli. I rapitori tentano di calmarli, chiamandoli per nome e promettendo che la madre sarà di ritorno in poche ore, invece Jean viene giustiziata con un colpo alla testa e fatta sparire. L’accusa? Essere una spia dei britannici. Il suo corpo viene ritrovato, per puro caso, trent’anni più tardi, nel 2003, sepolto in una spiaggia. Ancora appuntata sul vestito, la spilla da balia azzurra che Jean teneva sempre con sé. Di recente, alcune registrazioni, custodite nella biblioteca del campus del Boston College e secretate per anni, hanno riportato in primo piano quella vicenda, svelando particolari inediti. L’omicidio McConville è soltanto una delle numerose pagine oscure del feroce conflitto che ha insanguinato l’Irlanda del Nord, noto come i Troubles. Ed è emblematico del clima di paura e omertà di quegli anni. Perché, come recita un verso del poeta irlandese Seamus Heaney, Whatever You Say, Say Nothing, «Qualunque cosa dici, non dire niente», l’omertà è stata uno dei punti dolenti di quelle tragiche vicissitudini e ha caratterizzato le due parti avverse persino molto tempo dopo la fine degli scontri e dei disordini. Keefe parte da lì, per raccontare un pezzo di storia recente, una società devastata da una violenta guerriglia che per decenni ha trasformato l’Irlanda, e non solo, in uno spietato campo di battaglia.

Italiana. Una donna italiana. Maria Oliverio, altrimenti conosciuta come Ciccilla, nasce a Casole, nella Sila calabrese, da famiglia poverissima. Dalle strade del paese si sale sulla montagna che è selvaggia, a volte oscura, a volte generosa come una madre. Quelle strade, quei sentieri li imbocca ragazzina quando la sorella maggiore Teresa, tornata a vivere in famiglia, le toglie il letto e il tetto. E quelli sono i sentieri che Maria prende per combattere al fianco di Pietro, brigante e ribelle, diventando presto la prima e unica donna a guidare una banda contro la ferocia dell’esercito regio. Se da una parte Teresa trama contro di lei una incomprensibile tela di odio, dall’altra Pietro la guida dentro l’amore senza risparmiarle la violenza che talora ai maschi piace incidere sul corpo delle donne. Ciccilla passa la giovinezza nei boschi, apprende la grammatica della libertà, legge la natura, impara a conoscere la montagna, a distinguere il giusto dall’ingiusto, e non teme di battersi, sia quando sono in gioco i sentimenti, sia quando è in gioco l’orizzonte ben più ampio di una nuova umanità. Il volo del nibbio, la muta complicità di una lupa, la maestà ferita di un larice, tutto le insegna che si può ricominciare ogni volta daccapo, per conquistarsi un futuro come donna, come rivoluzionaria, come italiana di una nazione che ancora non esiste ma che forse sta nascendo con lei.

Il primo romanzo di Stefano Tura e il sequel inedito in un unico thriller. Il killer delle ballerine: Rimini, anni ’90. Fabrizio Dentice è un pericoloso psicopatico, condannato e rinchiuso in un manicomio per l’omicidio di cinque cubiste. Ma il verdetto non convince Luca Rambaldi, giovane giornalista di provincia e fidanzato di una delle ragazze orrendamente assassinate. Tanto più che i brutali delitti riprendono. E così Luca, aiutato da Carmen, un’intraprendente e coraggiosa ragazza, e da Samantha, transgender che sembra conoscere tutti i segreti della vita dei locali notturni della riviera, mette in atto una personale indagine per dare un volto allo spietato serial-killer. Fino a scoprire una perversa e sconvolgente verità. L’ultimo ballo: Rimini, 20 anni dopo. La riviera romagnola ha cambiato completamente volto, molte delle discoteche hanno chiuso, alcune sono state addirittura abbattute. È un mondo dominato dalla “rete”, dagli smartphone, dai social network, un mondo in cui il livello di discriminazione e violenza è aumentato esponenzialmente. E quando due terribili delitti sconvolgono la notte riminese, riaffiorano paure mai superate e incubi che sembravano appartenere al passato.I sopravvissuti alla vicenda di 20 anni prima si rendono subito conto dell’agghiacciante realtà: il killer delle ballerine è tornato.

La mostruosa nidiata di Amelia Scarcliffe, messaggera di Cthulhu, presto deporrà le uova. Le sue litanie incantano e portano alla follia, alla morte ma anche a una ricchezza illimitata. E Moriarty farà di tutto per mettere le mani su quell’oro, anche a costo di abbattere i muri tra questo mondo e il regno degli orrori. Nel frattempo, dopo l’ultimo scontro di Sherlock Holmes con l’Ordine di Dagon, mostri orribili infestano il Tamigi e la follia si aggira per le strade di Whitechapel. La guerra tra gang tra i teppisti di Moriarty e il potente culto può solo portare ancora più terrore, a meno che Holmes e il dottor Watson non riescano a impedirlo. Ma saranno in grado di trovare il motivo della psicosi neurale che sconvolge Londra prima che lo stesso Watson soccomba?

Fausto Albini si sente male in un giorno qualsiasi. Portato d’urgenza al pronto soccorso, viene ricoverato nel reparto dei disturbi affettivi, quello per i cittadini di DF con problemi di rotondità mentale. L’incontro con la dottoressa Cordio farà scoprire a Fausto un sentimento indicibile e proibito, l’amore.

È la notte di San Valentino quando in un parco della periferia capitolina viene scoperto il cadavere martoriato di un venditore di rose bengalese. Qualcuno ha infierito su di lui con un’arma affilata. Cosa si prova a essere pugnalati? A Piersanti Spina la domanda viene in mente quasi subito. E non è strano, perché, se fosse accaduto a lui, non se ne sarebbe nemmeno accorto, a causa di un’insensibilità congenita che gli impedisce di percepire il dolore. Roba che di tanto in tanto lo fa sembrare un superuomo, e spesso lo mette nei guai. Perfino la sua squadra, gente bizzarra a essere sinceri, pare indecisa fra il timore e l’ammirazione nei suoi confronti. Ma quello che molti credono un dono per Piersanti è un incubo: è sempre «sotto anestesia» e, ironia della sorte, ha una compagna anestesista. Lui, però, ha imparato a convivere con il suo problema, e come investigatore ha talento. Non è il tipo che si spaventa per le minacce, da qualunque parte arrivino, in piú sa muoversi tra le ombre di una borgata, fra le piú romane di Roma, dove ciò che pare impossibile diventa probabile. Anche chi ha ucciso il venditore di rose avrà modo di rendersene conto.

Scortata da tre uomini una donna arriva in un villaggio per regolare i conti con un vecchio amante che si è rifugiato lì. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, lo rintraccia in una panetteria; immediatamente sopraggiungono gli spari e l’incendio del locale. Le indagini iniziano subito e portano alla luce una macabra storia di parecchi anni prima, quando le sorelle Baladro, Serafina, l’attentatrice, e Arcángela erano le ricche proprietarie di alcune case d’appuntamento nello stato di Plan de Abajo. Quando gli affari però avevano iniziato ad andare male, anche il clima tra le prostitute e le tenutarie si era deteriorato fino a un tragico epilogo. Ispirato a un episodio di cronaca nera tra i più sconvolgenti della storia messicana – la vicenda delle sorelle Baladro, maïtresse e serial killer – Le morte è una commedia nera scritta con il tono laconico di un rapporto di polizia che ci immerge nel mondo oscuro della prostituzione in un paese dove la giustizia è al collasso.

Sono passati vent’anni da quando gli Augurs, considerati alla stregua di divinità, sono stati spodestati e uccisi. Ora, chi una volta li serviva – i Talenti – sono stati risparmiati solo perché hanno accettato i Quattro Canoni della ribellione, limitando enormemente i propri poteri. Come giovane Talento, Davian soffre le conseguenze di una guerra persa prima che nascesse. Lui e i suoi amici sono disprezzati dai più al di fuori delle mura della scuola per i magici poteri che non possono più esercitare… poteri che Davian, anche con i migliori sforzi, non riesce a controllare. Peggio ancora, con l’avvicinarsi del test finale e delle gravose conseguenze nel caso dovesse fallire, il tempo per superare le sua paure si sta esaurendo rapidamente. Quando però scopre di essere in grado di gestire i poteri proibiti degli Augurs, mette in moto involontariamente una catena di eventi che cambieranno la sua vita e scuoteranno il mondo per sempre…

Come le ombre si allungano, l’oscurità si risveglia… Dopo un attacco senza precedenti, è stata concessa un’amnistia a tutti gli Augurs, permettendo loro finalmente di emergere allo scoperto e di opporsi apertamente alle forze oscure che si stanno ammassando contro la terra di Andarra. Mentre Davian e i suoi nuovi alleati procedono in fretta verso il Confine sempre più indebolito, a nord, nuovi orrori che incontrano lungo la strada suggeriscono che l’amnistia possa essere giunta troppo tardi. Nel frattempo, Caeden continua a lottare con il peso inesorabile passato. E man mano che i ricordi si fanno sempre più nitidi, inizia a rendersi conto che le ragioni delle due parti in questa antica guerra potrebbero non essere così vera come sembravano in principio…

Il Confine è di nuovo unito, ma potrebbe essere comunque troppo tardi. Banes ora insegue Andarra, mentre in Ilin Illan, le macchinazioni politiche di una generazione arrivano al culmine così come la nuova abilità di Wirr costringe i vecchi nemici della sua famiglia ad agire. Incarcerato e solo in una terra straniera, Davian si contrappone ai Venerati mentre lavorano instancabilmente per annullare il sacrificio di Asha, e lotta con quello che ha scoperto sull’amico che ha deciso di liberare. E Caeden, che ora affronta le conseguenze del suo piano secolare, deve finalmente confrontarsi con la sua realtà – il cuore spezzato per come tutto è iniziato e devastato per come potrà finire…

Ma Daode è un mediocre politico di provincia. Fedele al Partito e devoto ammiratore del presidente Xi Jinping, è ricco, corrotto e ha dodici amanti principali, “le Dodici Forcine di Jinling”, come le fanciulle del romanzo della Dinastia Qing, Il sogno della camera rossa. Accanito sostenitore della causa del “Sogno cinese” e della visione di “Ringiovanimento nazionale” di Xi Jinping, dal suo Studio Rotondo, di pochi metri più piccolo del più celebre Studio Ovale, lavora perché il sogno cinese diventi globale. Ma Daode, però, ha un problema: durante la Rivoluzione culturale, come tante giovani Guardie rosse ha commesso parecchi crimini, e i sogni del suo passato, che fino a oggi lo hanno tormentato nel sonno, adesso si presentano anche di giorno, sotto forma di allucinazioni, rendendogli la vita sempre più difficile. È un passato doloroso che il governo ha rimosso dalla coscienza collettiva del Paese, ma che continua a infiltrarsi nella testa di Ma Daode. E allora la soluzione è una soltanto: proporsi volontario per un impianto cerebrale di un dispositivo che garantisce il completo lavaggio del cervello. Comincia così il folle viaggio di un uomo e di un Paese disposti a tutto per cancellare la propria storia.

Le convenzioni sociali hanno una sola utilità: offrire un rifugio sicuro quando non si sa che pesci pigliare. La pensa così Marta che, a trentaquattro anni, ha scelto di andare controcorrente. Di non seguire i dettami della società e costruire una famiglia anticonvenzionale con il compagno Antoine. Vogliono seguire le orme di Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, la coppia aperta per eccellenza. Ispirandosi ai due filosofi, Marta e Antoine credono che l’amore sia la più alta forma di libertà. Proprio per questo non deve conoscere costrizioni, ma esprimersi in un rapporto in cui la fiducia reciproca cancella ogni forma di esclusività. E si traduce, prima di tutto, in un’intensa comunione intellettuale. Finora Marta si è detta convinta delle proprie scelte. Ma quando la morte improvvisa di nonna Ada la costringe a lasciare Parigi, dove vive e lavora, e a tornare a Padova, le fondamenta del suo pensiero iniziano a traballare. Ben presto, tra saluti e cortesie, Marta si troverà a fare i conti con una realtà fatta di segreti sepolti sotto una facciata di perbenismo. Segreti che faranno vacillare anche le sue poche, solide certezze. Perché la verità è che non esistono famiglie ideali. Ogni famiglia è felicemente imperfetta a modo suo.

Un sogno che si avvera. Ecco cosa succede a Olivia quando il suo romanzo, pubblicato a sua insaputa dalla sua migliore amica su una piattaforma di self-publishing, conquista il successo e lei viene contattata da un’importante casa editrice. L’entusiasmo è così travolgente che leggere il contratto con attenzione passa in secondo piano e così, quasi da un giorno all’altro, Olivia si ritrova catapultata da un piccolo paese della Sardegna a Londra, con l’incarico di scrivere un nuovo romanzo ad alto contenuto di scene “bollenti”. Ma sarà in grado di farlo, visto che il genere è così particolare? Riuscirà a trasformarsi in una vera London girl? E, soprattutto, sarà capace di riconoscere l’amore quando se lo ritroverà davanti?

Quando Tash, figlia di un oligarca russo, viene mandata a studiare in un collegio inglese, si trova catapultata in un mondo lontanissimo da quello che conosceva. Le ragazze vivono in una bolla, seguendo priorità per lei nuove e incomprensibili. E tutte soffrono inspiegabilmente di disordini alimentari. Seppur a fatica, Tash cerca di integrarsi. Fra gite e lezioni di equitazione, lei e le sue amiche finiscono spesso dal preside, che è solito riservare a studentesse selezionate delle strane punizioni nei suoi alloggi. Quando la sua amica Bianca scompare misteriosamente, Tash comincia a sospettare che stia succedendo qualcosa di inquietante nel collegio, mentre anche il comportamento delle sue compagne di dormitorio diventa sempre più oscuro…

Venezia, 1644. Marco Civran è il giovane figlio di un mercante veneziano, sempre per mare a caccia di avventure. Suo padre vorrebbe che imparasse a far di conto, a calcolare le distanze e i denari, ma Marco ha ben altro per la testa: si è invaghito di Thea, la sorella di un amico greco, e ha intenzione di corteggiarla. L’occasione si presenta quando Thea si imbarca alla volta di Creta per raggiungere una zia: durante il viaggio Marco fa di tutto per conoscerla meglio. I suoi piani sono però interrotti quando, dalla nave, i due assistono a una cruenta battaglia nel mare Egeo tra le galee cristiane dei Cavalieri di Malta e una piccola flotta ottomana, che viene sopraffatta. Marco non lo sa ancora, ma quello spettacolo è solo un’avvisaglia delle imprese che lo attendono in futuro. Perché ben presto gli ottomani arriveranno a minacciare i possedimenti della Serenissima, mettendo a repentaglio tutto ciò che ha di più caro…

C’è l’artista geniale che ha commesso azioni gravi durante la propria vita macchiandosi di sanguinosi delitti; c’è quello di cui si conosce poco a livello biografico ma che ha lasciato opere incredibili caratterizzate da una sorta di follia onirica; c’è chi si è affidato all’uso di alcol e sostanze stupefacenti per creare la propria arte; chi ha subito stupro e ha dipinto la propria rabbia repressa; quello che è finito in manicomio; quello accusato dopo la morte di essere un assassino e di aver inserito nei quadri dettagli dei suoi crimini. Le biografie di tutti gli artisti che hanno mostrato il loro estro in comportamenti eccessivi o fuori dagli schemi raccontano l’arte da un punto di vista diverso, meno “ordinario”. Una storia dell’arte, dunque, presentata attraverso il filtro distorto della follia intesa in senso ampio. Pazzia sì, ma anche irrequietezza, disagio psichico e sociale, ribellione al sistema. Sono forse questi gli elementi indispensabili per fare di un artista un genio?

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