Recensione. La spinta

Sinossi ufficiale

È la vigilia di Natale e Blythe è seduta in macchina a spiare la nuova vita di suo marito. Attraverso la finestra di una casa estranea osserva la scena di una famiglia perfetta, le candele accese, i gesti premurosi. E poi c’è Violet, la sua enigmatica figlia, che dall’altra parte del vetro, a sua volta, la sta fissando immobile. Negli anni, Blythe si era chiesta se fosse stata la sua stessa infanzia fatta di vuoti e solitudini a impedirle di essere una buona madre, o se invece qualcosa di incomprensibile e guasto si nascondesse dietro le durezze e lo sguardo ribelle di Violet. Quando ne parlava con Fox, il marito, lui tagliava corto, tutto era come doveva essere, diceva. Era cominciata così, o forse era cominciata molto prima, quando era stata lei la bambina di casa.Blythe ora è pronta a raccontare la sua parte di verità, e la sua voce ci guida dentro una storia in cui il rapporto tra una madre e una figlia precipita in una voragine di emozioni, a volte inevitabili, altre persino selvagge. Un tour de force che pagina dopo pagina stilla tutto quel che c’è da sapere quando una famiglia, per preservare la sacralità della forma, tace. Viscerale, onesto fino alla brutalità, La spinta è un viaggio ipnotico e necessario nella psiche di una donna a cui nessuno è disposto a credere.

Recensione

Etta, Cecilia, Blythe: tre donne, tre generazioni a confronto, tre storie dure e difficili narrate dall’autrice nei capitoli in terza persona e in corsivo che si alternano a quelli in cui a parlare è la protagonista Blythe, una donna che ha avuto una madre anaffettiva e che sogna una famiglia perfetta, sogna di essere una madre migliore di quella che ha avuto, sogna di rendere felice il suo splendido marito Fox, amore della sua vita. Ma non tutto va come previsto: fa molta fatica ad entrare in sintonia con la figlia Violet, addirittura in certi momenti la odia, se ne vergogna, la fa piangere per ora quando è piccola mentre lei cerca di scrivere qualcosa. la piccola ha qualcosa che non va e Blythe se ne accorge subito: ha deli scatti d’ira improvvisi, degli episodi di rabbia esagerati nei suoi confronti, dei momenti bui, è aggressiva vero gli altri bambini della scuola, ha scarsissima empatia, è pericolosa per gli altri e di fronte a tutto ciò Blythe si sente inadeguata e impotente, è gelosia soprattutto del rapporto perfetto che la figlia ha con il padre.

Il passato di Blythe grava sulle sue spalle come un macigno: la nonna Etta soffriva di nervi e si era uccisa impiccandosi ad un albero, la madre era sempre apatica e scontrosa e da un giorno all’altro se ne era andata di casa lasciandola sola con il padre che aveva fatto del suo meglio per crescerla, lei ammira tanto la madre di suo marito, una donna che ha creato una splendida famiglia e vorrebbe tanto riuscirci anche lei.

Cominciai a capire, in quelle notti insonni passate a ripetermi in testa le cose che avevo origliato, che tutti deriviamo da qualcosa. Che ne trasmettiamo il seme, e che io facevo parte del suo orto.

Si sente soffocare sotto la sguardo malevolo di Violet, teme sempre che da un momento all’altro possa scoppiare e dare in escandescenze, Si sente impotente, inadeguata, frustrata.

Il rapporto tra madre e figlia analizzato in questo libro mi ha davvero inquietato: io sono madre di una ragazzina di 16 anni e di un bambino di sei anni che volte si fa prendere dalla rabbia e questo un po’ mi preoccupa, ma quello che fa non è lontanamente paragonabile a quello che ha fatto la figlia della protagonista nel libro.

Soprattutto mi ha colpito il legame anzi la mancanza di legame che c’è tra Blythe e Violet, le due non comunicano affatto, la figlia nutre un odio nei confronti della madre davvero feroce E questo è davvero difficile da accettare. Il rapporto che c’è tra una madre e una figlia è davvero straordinario, ci si rivede in lei, la si vede crescere indipendente nello stesso tempo si vorrebbe continuare a proteggerla e a difenderla. Quando succedono questi casi estremi è veramente straziante accorgersi di come le cose possano andare.

È stata una lettura molto forte, che ho concluso velocemente perché ero davvero curiosa di vedere dove sarebbe andata a finire. Non vedo l’ora di leggere altro di questa scrittrice.

Estratti

Nessuna coppia può sapere prima come diventerà il rapporto dopo l’arrivo di un figlio. Ma l’idea è che si affronterà la cosa insieme. Che si farà squadra, almeno nei lavori di squadra. La nostra gestione funzionava. Nostra figlia veniva nutrita, lavata, portata a passeggio, cullata, vestita, cambiata, e tu facevi tutto quello che potevi. Io dovevo tenerla tutto il giorno, ma quando entravi dalla porta diventava tua. Pazienza. Affetto. Tenerezza. Ero riconoscente per tutto quello che da me non voleva e che le davi tu. Vi guardavo ed ero invidiosa. Avrei voluto anch’io quello che c’era tra voi. Però questo squilibrio aveva un prezzo. Eravamo usciti dal nostro tranquillo e adorato decennio di serenità. Adesso la mia presenza ti faceva chiudere in te stesso, e il tuo giudizio mi metteva ansia. Più Violet prendeva da te, meno davi a me.

Io e te. Eravamo soci, compagni, creatori di questi due esseri umani. Ma vivevamo vite sempre più separate, come gran parte dei genitori. Tu eri cerebrale e creativo, inventavi spazi, visuali e prospettive, con giornate fatte di sistemi d’illuminazione, disegni tecnici, rifiniture. Facevi tre pasti al giorno. Leggevi frasi scritte per gli adulti e portavi una bellissima sciarpa. Avevi un motivo per farti la doccia. Io invece ero un soldato, che eseguiva un ciclo infinito di azioni concrete. Cambia il pannolino. Misura il latte in polvere. Scalda il biberon. Versa i cereali. Asciuga il bagnato. Tratta. Implora. Cambia la tutina a lui. Prepara i vestiti a lei. Dov’è il cestino della merenda? Infagottali per uscire. Via, andare. Più veloce. Siamo in ritardo. Saluta lei con un abbraccio. Spingi lui sull’altalena. Trova il guantino perso. Dagli una carezza sulla bua. Fagli fare merenda. Prendi un altro biberon. Bacio, bacio, bacio. Mettilo giù. Pulisci. Riordina. Trova. Prepara. Scongela il pollo. Tiralo su. Bacio, bacio, bacio. Cambiagli il pannolino. Mettilo nel seggiolone. Puliscigli la faccia. Lava i piatti. Solletico. Cambia il pannolino. Solletico. Metti la merenda in una busta. Avvia la lavatrice. Infagottalo un’altra volta. Ricompra i pannolini. E il detersivo per i piatti. Corri a scuola. Ciao, ciao! Forza, sbrighiamoci. Sfagottali. Bucato nell’asciugatrice. Accendi la tivù sui cartoni per lei. Pausa. Ti prego. Ascoltami. No! Smacchiatore. Pannolino. Cena. Piatti. Rispondi alla domanda. Rispondi un’altra volta. Prepara il bagnetto. Spogliali. Asciuga il pavimento. Mi stai ascoltando? Lavati i denti. Trova Attilio Coniglio. Infilali nei pigiamini. Allatta. Libro. Un altro libro. Ancora, ancora, ancora.

Non scorderò mai il giorno in cui ho capito quant’era importante il mio corpo per la nostra famiglia. Non il mio cervello, non le mie ambizioni di scrittrice, non la persona plasmata da trentacinque anni di vita. Solo il mio corpo. Mi ero trovata nuda davanti allo specchio dopo essermi levata la maglia, coperta di pappa ai piselli sputata da Sam. I seni erano appassiti come la pianta che avevamo in cucina e che non mi ricordavo mai di innaffiare. La pancia stava in bilico sul segno dell’elastico delle mutande come la schiuma sul latte macchiato tiepido. Le cosce erano due marshmallow bucherellati con lo stecchino. Ero spappolata. Ma contava solo che riuscissi fisicamente a mandare avanti tutto; il mio corpo era il nostro motore. Perdonavo ogni cosa, alla donna irriconoscibile nello specchio. Non una sola volta ho pensato che il mio corpo non sarebbe mai più stato così utile: necessario, affidabile, prezioso.

13 pensieri riguardo “Recensione. La spinta

  1. I libri che portano a ragionare su certi argomenti sono sempre di mio apprezzamento. Grazie.
    Io ho due figli maschi, quindi non posso sapere cosa può accadere con un rapporto con una figlia femmina… però, ho una madre che adoro… che considero la mia migliore amica! Abbiamo degli screzi, litighiamo, ma poi ci abbracciamo e tutto finisce. Siamo sincere l’una con l’altra e se qualcosa non va, se ci diamo sui nervi, lo diciamo e poi si trova il modo per convivere con il carattere dell’altra, perché di base c’è Amore.

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