
“Cardiogrammi” è un’antologia di racconti sul potere del cuore e dei suoi sentimenti. Istantanee d’infanzia, storie di speranza e coraggiose scelte volte alla felicità fanno da sfondo a quello che è il viaggio interiore dell’uomo alla ricerca del meglio di sé, un percorso in cui scoprire quanto importante può essere lasciarsi guidare dai valori genuini della gentilezza, del sorriso e dell’empatia.

Da piccolo i giochi preferiti di Citrullone non sono il trenino o le macchinine ma giocare al dottore con tutte le bambine del quartiere, sperando di carpire qualche bacio. Crescendo capisce che non è fatto per una sola bambina: così diventa un rubacuori di periferia, raccontando a tutte la stessa favola dell’uomo innamorato, tra promesse di notti piccanti e un amore per sempre. E dopo averne passate di grasse e di magre, si domanda: quante possibilità esistono per un filibustiere dongiovanni, bugiardo fino all’osso, di trovare una “santa” che lo possa redimere? Ecco la parodia moderna di messer Citrullone, il quale, nella patria decadente dei mille Casanova, da ingenuo ragazzo sognatore dei giorni nostri sogna l’amore “contundente e non solo plutonico”. Attraverso inverosimili avventure amorose e numerosi inganni perpetrati dalla perfida Curvona Sgraffignona, sembra trovare pace con la nobilnonna Eli Puzzapiedi, zitella stagionata de borgata, che, grazie al suo proverbiale olezzo, circuisce il nostro eroe fino a trasformarlo nel marito che nessuna vorrebbe.

Quella della ragazza dai due nomi è una storia fuori dal tempo, sospesa tra la Polonia e l’Italia. Attraverso gli occhi di narratori particolari si snoda la vita di questa giovane speciale che, muovendosi avanti e indietro in viaggi reali e dell’anima, dovrà accogliere dentro di sé il peso e la meraviglia di una doppia identità, testimone e custode di tradizioni antiche e nuove scoperte. Un’avventura del cuore che esplora la profondità dei legami attraverso le verità e le distanze, “Il balcone in pietra” è il punto di partenza per ogni ricordo felice.

L’esistenza intera di Carlo è sempre stata come un pendolo, oscillante tra due estremi senza fermarsi mai nel mezzo. Per lui ogni momento di felicità è precario, ogni meta diventa un traguardo da raggiungere lottando con le unghie e con i denti. Affetto da disturbo bipolare, il protagonista cerca di affrontare a testa alta le sfide della vita, alla continua ricerca di un equilibrio e del vero se stesso.

Anna è una donna che sembra avere la felicità a portata di mano: benestante, con un marito amorevole e tre figlie che l’adorano. Tuttavia, fin da piccola, ha sempre creduto di non appartenere alla propria vita, come se qualcosa, in lei, fosse profondamente mancante e lontano. Quella che a tutti sembra una mania depressiva, viene affrontata dalla donna con coraggio quando, alla morte dei suoi genitori, scopre i tasselli di una realtà a lei sconosciuta. Per cercare di sentirsi viva, completa, la protagonista intraprende così un viaggio alla ricerca di se stessa, un’avventura che le apre le porte di una vecchia casa sul mare di Sicilia, a Marzamemi.

Per Teresa, giovane studentessa universitaria, il consueto rientro estivo nella quiete di Settecase è sempre filato sui binari della routine. Solite facce, soliti luoghi, una migliore amica con cui trascorrere le lunghe giornate. A scardinare le certezze della protagonista è l’arrivo di un misterioso uomo francese. La sua presenza nel paesino è accompagnata da alcuni fatti insoliti: una “strage” di pecore e poi la misteriosa morte del signor Guglielmi, figura di spicco della comunità locale. Teresa, figlia del commissario, non è convinta del primo approccio alle indagini: approfondendo dei dettagli sulla storia di Settecase, si ritrova a sbrogliare una matassa in cui ad attingere a mani basse nel torbido potrebbero celarsi dei soggetti insospettabili.

La vita di Ilaria è sempre stata segnata da un profondo senso di inadeguatezza. Desiderosa dell’affetto dei genitori e dell’accettazione da parte di chi le stava attorno, ha affrontato il vortice dell’adolescenza aprendo le porte a una malattia infida e debilitante come l’anoressia. Non ho paura del buio parla di una lotta coraggiosa e cosciente contro mostri interiori pericolosi, che minano la percezione di noi stessi e degli altri. È un invito alla speranza e all’unione, un richiamo alla comprensione e alla gentilezza verso chi, ogni giorno, rivendica con i propri sforzi il diritto di esistere.

Momo è un ragazzino di prima media, arrivato nella provincia di Bergamo dal Senegal; il suo idolo è il papà, che ha attraversato il mare e i suoi pericoli con i migranti pur di garantire al figlio la possibilità di realizzare i suoi sogni, in Italia. Il buon carattere di Momo, però, si scontra fin da subito con cose per lui nuove: in classe, il pregiudizio è dietro l’angolo e una partita di calcetto apre le ostilità con Marco, il leader della scuola. Quella di Momo è una sfida che si presenta più grande di lui: è possibile farsi conoscere quando tutti sembrano odiare il colore della sua pelle? Fortunatamente, dalla sua trova il sostegno di un grande uomo, un vero e proprio supereroe: Nelson Mandela.

Nel titolo, che dà anche il nome a uno dei componimenti, è intrinseco il tema del doppio: può essere letto “àncora” oppure “ancòra”. Nel primo caso, si fa riferimento a un’àncora alla quale tutti dovremmo aggrapparci: l’umanità e tutti i valori a essa connessi, dalla gestualità alla comunicazione verbale, dalle insicurezze alle paure, dai progetti alle aspettative. La stessa umanità che, nel corso delle poesie, è analizzata sotto tanti aspetti, dalla sua ambivalenza ai suoi cambiamenti dovuti all’introduzione della comunicazione mass-mediale. Volutamente, le prime poesie illustrano le peculiarità dell’uomo, dalle debolezze al pensiero, mentre le ultime presentano le difficoltà di una comunicazione priva di aspetti para verbali e di un mondo in cui realtà e finzione sono un’inscindibile mescolanza. Ed è alla luce di queste considerazioni che emerge la seconda sfumatura del titolo: abbiamo bisogno “ancòra” dell’umanità e della sua intramontabile bellezza.

“L’accordo dell’acqua” prende spunto da una strana teoria per la quale l’acqua è in grado di possedere una memoria, dei ricordi; tuttavia rimane pur sempre se stessa e non rinuncia alla propria leggerezza. In questa raccolta l’autrice si fa acqua, ripercorre e affronta eventi che inevitabilmente hanno segnato la sua vita, li assorbe e li conserva intatti ma dona loro la facoltà di galleggiare sulla superficie. È proprio questo l’accordo: trattenere ogni singola emozione, riconoscerne il valore e allo stesso tempo alleggerirla dal peso che la porterebbe a fondo.

Pensieri in versi sparsi è un’armoniosa e musicale silloge, in cui la Natura diventa la protagonista indiscussa della bellezza, assurge a metafora prediletta dal poeta per esprimere, in un tripudio di sensi dannun- ziani, tutte le sue emozioni: la gioia di vivere, l’amore per la propria donna, quasi una stilnovistica Beatrice, la tristezza, la malinconia e la purezza, insomma, tutti quei sentimenti e qualità che danno nuova linfa alla concezione umanistica del mondo.



Cinquantuno poesie suddivise in sei sezioni e un titolo romanticamente inquietante: sono questi gli ingredienti dell’ultima fatica letteraria di Francesco Azzirri, alla sua terza prova poetica dopo Sostanze in fiera e 1101. In questo suo ultimo lavoro, l’autore sembra mosso dall’urgenza di riconsegnare all’arte della parola poetica – e, quindi, a quella sua capacità intrinseca di scomporre e ricomporre il mondo – un potere riconciliatorio. Le composizioni della raccolta, che fanno quasi sempre leva sul richiamo alla sonorità della parola, scorrono fluide come fotogrammi scavando lentamente la dura corazza di una umanità sempre più globalizzata e accecata dalla retorica del progresso tecnologico.

Una delle peculiarità della scrittura di Buccisano è un’apparente trascuratezza nell’esprimere concetti altissimi con uno scarto continuo, una mescolanza inesausta di alto e basso, la coesistenza di linguaggio comune e preziosità lessicali. Come a voler rivendicare la sorpresa stessa dell’esistenza, con il suo sonno da rettile e i suoi colpi di coda. La malinconia è, appunto, a ogni passo: la coesistenza del vivere e del suo scorrere, l’impossibilità che ci possa essere un’intima simbiosi e aderenza tra il sentire e il tempo senza riflessione dolorosa.

Se il poeta finge il suo dolore, come scriveva Fernando Pessoa, egli non è da intendersi il penitente che cinge la carne col cilicio per santificare le sue preghiere, piuttosto è il mistico che non rifugge la sofferenza, nonostante non ne sia in cerca, accogliendola come condizione stessa dell’esistenza che si scopre poesia. E l’autrice di quest’opera non soltanto non si sottrae a questo gioco al massacro, anzi, offre il proprio sé alla mancanza che è sconforto e attraverso i versi ritenta la risalita alla totalità perduta, alla sottrazione subita, annunciando da subito, in quell’Ionùda che è titolo della raccolta, la condizione essenziale con cui iniziare il proprio pellegrinaggio.

Simboli è un flusso di versi che migrano dall’immaginazione del poeta per arrivare dritti al cuore del lettore; la poesia si fa pioggia lenta e costante per ritrarre il mondo interiore e quello esteriore. Brevi effigi lapidarie scorrono ritmicamente scandendo il tempo della vita, quando l’arte è concepita come una coraggiosa ricerca della verità e il poeta sa che come Atlante dovrà portarne il peso ma, al tempo stesso, è consapevole che la magia dei sogni e delle visioni potrebbe riscattare l’inchiostro amaro delle parole.

La strada del ricordo è un dedalo tortuoso in cui affrontare i mostri del proprio passato, lo sanno bene i protagonisti di questa storia: lei, prostituta che ripercorre giorno dopo giorno le ragioni delle proprie scelte e lui, un uomo spezzato che deve cercare di vivere nonostante le proprie azioni. Entrambi portano i segni indelebili di decisioni prese e subite, entrambi cercano nella memoria la via di un’assoluzione che giusti chi le loro esistenze.
Il giorno in cui abbiamo pianto racconta di cosa succede quando la vita di un uomo senza più nulla da perdere e quella di una ragazza in procinto di dire addio a quanto più ama al mondo camminano parallele lungo un percorso fatto di viaggi in macchina, musica e profonda riflessione.

L’apparente tranquillità della famiglia Mariani è sconvolta dall’arrivo della tata Greta Kuznetsova. Dietro un pallido sorriso si nasconde una donna cupa e misteriosa che inizia ad avere comportamenti sempre più strani. Nulla sarà come prima, anzitutto per Beatrice, la padrona di casa, una splendida donna viziata che proverà a essere mamma e moglie modello, ma le sue continue frustrazioni la porteranno a cedere al suo lato oscuro. In quel vortice di pulsioni inarrestabili finisce anche il marito Alessandro, dirigente di una casa farmaceutica, che pur di raggiungere i suoi obiettivi di carriera appare disposto a tutto. Un farmaco per la cura del cancro diventerà il simbolo della brama di ricchezza, in una lotta senza esclusione di colpi in cui nessuno sarà immune alla seduzione del potere.

Ci sono alcuni strappi che non possono essere ricuciti, mancanze che si avvertono nel profondo dell’animo e che fanno sentire soli in maniera inconfondibile. Lo sa bene Sofia, giovane musicista di Roma, sempre alla ricerca di quello che manca senza mai diventare protagonista delle proprie giornate. La distanza emotiva della giovane donna sembra quasi trovare conferma nella sua decisione di passare qualche tempo, da sola, nella casa al lago della propria famiglia. Tuttavia, è proprio nella solitudine autoimposta che Sofia si troverà faccia a faccia con i propri demoni interiori e le proprie paure, per non perdere una felicità che ora, nalmente, può percepire come autentica.

Luca ha quattordici anni, un nonno che adora e una gran voglia di avvicinarsi al mondo degli adulti. Finita la scuola, la madre lo porta con sé a Ventotene, dove la donna trascorrerà la bella stagione lavorando in una libreria. Per Luca è l’occasione di conoscere i segreti di un’isola attraversata da secoli di storia: ciò che accende la miccia della sua curiosità è una scatolina consegnatagli dal nonno poco prima della partenza. Ad accompagnarlo, invece, è Eva Luna, una ragazza incontrata sulla nave il giorno dell’approdo; una figura che accarezzerà fin da subito i primi turbamenti sentimentali del protagonista, voce narrante del romanzo.
“E come nelle favole”, sottolinea Dacia Maraini nella sua prefazione, “accade tutto in una straordinaria sequenza di coincidenze, di incontri, di rapporti. In una estate assolata e languida che sarà solo l’inizio di una nuova vita…
Quel segreto tenuto nascosto per così tanto tempo diventa la ragione, la forza di sentimenti mai prima provati e lo sprone per tracciare una nuova strada da seguire”.