Diego Luschi
Viola editrice
Pagine 158
Prezzo 14,00 €

Sinossi ufficiale
Avete mai pensato che le idee possano esser espresse oltre alle parole, e che non siano soltanto il susseguirsi di lettere, ma incastonate in uno sguardo, in un cruccio della bocca, in una posa, rappresentate da immagini potenti che colpiscono forte allo stomaco lasciando completamente inermi? Forse non lo sapeva neanche Modigliani, o forse sì, quando partì per Parigi, ma tutta la sua vita è stato questo: una continua ricerca, uno studio senza tregua, su come rendere giustizia a una vita, come far assaporare le immense diversità che ogni uomo e ogni donna portano inevitabilmente dentro. Come sono nati quei volti? Come hanno potuto racchiudere in pochi tratti essenziali un’anima? Perché nonostante tutto ciò che ha subìto l’arte di Modigliani affascina e sconvolge ancora?
Recensione
Questo breve libro ci porta nella mente di uno dei maggiori proprio dell’inizio del ‘900, un artista tormentato, malato, spesso solo è stanco, che è riuscito ad esprimere i suoi sentimenti attraverso materiali duri e difficili da manipolare.
Attraverso le parole di Luschi seguiamo Modigliani nei suoi anni parigini, anni travagliati, ricchi di incontri con mecenati e artisti, pieni di ispirazione e di tentativi riusciti e falliti, di una salute minata che lo affatica, di amori e interminabili pomeriggi nei caffè parigini.
Con questo libro impariamo a conoscere il carattere del pittore, curioso, affascinante, preda di scoppi improvvisi di rabbia incontrollata, dedito all’alcol e alla droga in cui cerca un rifugio dalle sue sofferenze.
Dietro a tutto poi ci sono le due città che gli hanno dato tanto, Parigi e Livorno. Nella prima finalmente si sente al posto giusto, è una città che lo spinge a dare tanto, il meglio di se‘, lo stimola, è stupenda. Livorno è la sua città natale , in apparenza chiusa ma aperta e tollerante, patria dei Macchiaioli, luogo che racchiude i suoi ricordi più belli.
Oltre a conoscere lo sviluppo dell’arte di Modigliani, attraverso gli incontri con Fattori, Utrillo , Brancusi, Luschi ci lascia le riflessioni dell’artista sull’amore.
L’amore, pensa Amedeo, quello vero s’intende, deve nascere senza il compromesso bugiardo delle parole, ma quanti amori può contenere un solo corpo? C’è forse un egoismo di fondo, se proprio è da intendere come egoismo, ovvero quello di privilegiare l’arte a tutto il resto, a ciò che non lo è, e che di conseguenza può solo galleggiarvi intorno. È Giusto chiamare anche questo galleggiamento secondario amore ?
[…] l’amore è dannazione e questa pena sarà eterna. Chi non ama follemente non vive, forse neanche esiste e si trascina verso un’esistenza fondata sull’inerzia.
Una lettura molto coinvolgente che ci porta nel cuore di un grande artista, nel suo genio, nella sua vita al servizio dell’arte, nella sua esistenza sofferente e e malinconica.