Maria Cristina Pizzuto
PubMe
Pagine 84
Prezzo 10,20 €

Sinossi ufficiale
Il libro presenta la vita interpretata dagli occhi di una ragazza anoressica, sotto molteplici aspetti della quotidianità. Si alternano stralci di riflessioni, pensieri, emozioni, e paragrafi in cui lei descrive come uscire da quei meccanismi della mente, e dunque, con l’andar del tempo, in che modo venire fuori dal tunnel dell’anoressia.
Recensione
A pensarci bene, il mio cervello non ha mai un momento di pausa. Anche di notte è costretto al lavoro, attraverso isogni e gli incubi che mi fanno svegliare affannata senza che ne conosca la vera ragione. Ma in realtà il motivo è semplice: è la paura a irrigidirmi, la notte. La paura di non avere più il controllo di me. La paura di svegliarmi una mattina e trovarmi sola, immersa in un mondo troppo sostanziale per poter vivere degnamente la mia insulsa esistenza da bambina.
Questo libro è un testo doloroso ma necessario che ci da’ un punto di vista molto particolare sull’anoressia.
Wikipedia ci dice che l’anoressia (dal greco ἀνορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis ‘appetito’) è un disagio in cui la persona coinvolta si rifiuta di nutrirsi per diversi motivi. Comunemente il termine è spesso usato come sinonimo di anoressia nervosa (dove il rifiuto è dovuto alla paura di ingrassare e di apparire grasso, o “imperfetto”), ma in realtà esistono molteplici possibili cause di una diminuzione dell’appetito, alcune delle quali potrebbero risultare innocue, mentre altre sono indice di una grave condizione clinica o comportano un rischio significativo.
La protagonista del testo sa che morire o svenire è un modo per attirare l’attenzione ed essere coccolata e capisco perfettamente che quello che fa può portarla alla morte sia fisica sia psicologica.
Ma mi ero fatta coinvolgere troppo ed ero caduta nel crepaccio. Un abisso scuro e profondo che va oltre l’immaginazione, che ti prende con il fuoco delle sue mani e ti arde viva, spezzandoti e lasciandoti andare alla deriva. Come è difficile uscirne, tuttora mi rendo conto di non essere ancora guarita, ma quand’è che mi sono ammalata? Questa è una domanda ricorrente che mi pongo spesso, e la risposta affiora sempre nel mio passato: mi sono ammalata molti anni fa, di una malattia che non colpisce organi esterni ma interni, e in questo caso sono stati colpiti il cuore e il cervello. Di questo sono ammalata e non sono mai riuscita a guarire, perché? Il perché giunge immediato: sono stata troppo tempo fuori dal mondo, e quando sono stata presa sotto cura era già troppo tardi. Ero cresciuta e maturata in fretta rispetto ai miei coetanei.
La consapevolezza di morire è superiore a qualsiasi paura, la lotta contro se stessa è una lotta impari, uno sforzo inutile per uscire da un tunnel buio nel quale si è cacciata da sola e dal quale i familiari cercano di tirarla fuori con grande fatica.
Molto toccanti le parole dell’epilogo in cui ci si rivolge alle ragazze che potrebbero avere il suo stesso problema e alle loro famiglie, un monito affinché non ci si lasci andare e non si rifiuti l’aiuto di chi ci vuole bene.