Massimo Gramellini
Solferino libri
Pagine 165
Prezzo 16,00 €
Un figlio ti proietta nel futuro e al tempo stesso ti ricorda che invecchi. Il suo essere vita ti induce a pensare alla morte.
Gramellini è un autore che apprezzo molto per la sua capacità delicata e leggera di raccontare e ringrazio Solferino libri e Bookrepublic per avermi fornito una copia del suo testo.
Sinossi ufficiale
Quando è stata l’ultima volta che avete fatto qualcosa per la prima volta? Che avete scoperto qualcosa di inaspettato e avete provato un’emozione nuova? Immaginate un uomo che, superata la soglia dei cinquant’anni, diventa padre quando ormai, in famiglia e sul lavoro, si era adagiato su una perfetta vita da figlio. Che cosa può rompersi o scatenarsi all’improvviso? Il nuovo libro di Massimo Gramellini è il racconto di una trasformazione e di un’attesa. Nove capitoli, uno per ogni mese di «gravidanza», che compongono una lunga lettera, emozionante e ironica, destinata a un bambino che non c’è ancora mentre si fanno i conti con un padre che non c’è più. Una storia d’amore e di rinascita che ci ricorda come attraverso gli altri possiamo ritrovare in noi stessi infinite risorse e comprendere ciò che conta davvero. Se «la vita è un gioco e vince chi ritorna bambino», per riuscirci bisogna prima diventare adulti.
Recensione
In questo periodo ho letto due libri scritti da un genitore a suo figlio: il primo è quello di Simona Sparaco che scrive una lettera al figlio per spiegargli il male che è nel mondo, l’altro è questo del compagno Gramellini, scritto per il figlio avuto dalla scrittrice quando ancora doveva nascere.
Il libro nasce dalla paura di cambiare status, da figlio lo scrittore diventerà padre e potrebbe non essere all’altezza della situazione. Attraverso la lucida e delicata analisi del suo rapporto con la madre, morta prematuramente, e il padre che spesso non ha saputo come svolgere entrambi i ruoli, Gramellini confessa tutte le sue paure e le sue ansie con un velo di sottile ironia che è la cifra del suo mondo espressivo.
Il digiuno di riconoscimenti paterni ha fatto di me un uomo insicuro, ma mi ha anche fornito gli anticorpi per sopportare ogni successiva umiliazione. A te riuscita di accadere il contrario. L’indigestione di applausi che per contrasto ti procurerò potrebbe renderti fin troppo sicuro e però più fragile di me di fronte alla sconfitta.
Immagino il padre come una ringhiera che segnala il limite e al tempo stesso protegge dal rischio di cadere. Ma la ringhiera è magica. L’amore la arrotonda fino a trasformarla in un ponte. E le arcate di quel ponte sono i tasselli dell’eredità morale che il padre avrà trasmesso al figlio con l’esempio.
Ci sono tante cose con cui fare i conti: un figlio ti assorbe completamente, pretende un’attenzione esclusiva, è un giudice implacabile che impara più spesso dall’esempio che dalle parole. Crescere un figlio è una responsabilità grandissima che spesso ci assumiamo senza renderci conto della portata, ma che ci ripaga per tutti i sacrifici e gli sforzi che facciamo per lui.
Un libro che tutti i genitori dovrebbero leggere e anche i figli.
L’autore
Torinese di sangue romagnolo, è giornalista e vicedirettore de La Stampa. Da anni scrive quotidianamente un corsivo sulla prima pagina in taglio basso, intitolato “Buongiorno”, dove commenta uno dei fatti principali della giornata.
Inoltre gestisce la rubrica della Posta del cuore sull’inserto settimanale Specchio. Collabora con la trasmissione televisiva di Rai Tre Che tempo che fa. Oltre ai saggi e alle raccolte di articoli, ha pubblicato i romanzi: L’ultima riga delle favole (2010), Fai bei sogni (2012), Avrò cura di te (con Chiara Gamberale, 2014) e Prima che tu venga al mondo (2019).
Estratti
[…] “sono contento che sia maschio. Di donne evolute ne conosco tante. Sono i maschi evoluto che mancano. Mi piacerebbe contribuire va forgiarne uno.
[…] Farò di tutto perché lui sia più equilibrato di me. Un maschio femmina. Decido ma gentile, profondo ma leggero, roccia ma poeta. Capisce di sollevare un armadio e di muoversi come una piuma.”
“Io conosco solo maschio che si muovono come un armadio e non sanno sollevare una piuma.”
“Vorrei che da grande fosse capace di uscire da una relazione a testa alta. Che sapesse reggere il dolore del distacco senza diventare un persecutore, ma nemmeno una vittima.”
[…] “sono stati i poeti e i cantanti a inculcarci l’idea che la perdita del bene amato sia una mutilazione. È l’unica educazione sentimentale che abbiamo ricevuto.”
“Perché siamo figli di un modello patriarcale. Qualsiasi cambiamento richiederà il passaggio a uno matriarcale. Non più basato sul possesso, ma sull’accettazione.”