Recensione. Passaggio in ombra

Mariateresa Di Lascia

Universale economica Feltrinelli

Pagine 266

Prezzo 9,50 €

Nello spartito della vita, risuoniamo tutti con un’unica nota le cui vibrazioni mutano impercettibilmente per la materia che ci accade di essere.

[…] Il caso, o l’ ineluttabile fatalità, mi hanno insegnato che la ragione è sconfitta dalla vita ben più che la follia, e che questa, infine, è l’estrema difesa inviolabile dell’esistenza di ognuno.

Archiviata ormai l’estate, anche se le temperature continuano ad essere molto gradevoli, sono ricominciati gli incontri mensili con il piccolo ma interessantissimo GDL organizzato nel mio paese e di cui faccio parte. Ci siamo ridate appuntamento qualche giorno fa e abbiamo parlato del libro che ci era stato assegnato prima delle vacanze: il libro di Mariateresa Di Lascia che ha vinto il Premio Strega nel 1995.

Sinossi ufficiale

Solitario come un’autobiografia e corale come una saga familiare, questo vigoroso e insieme delicatissimo romanzo intreccia le storie di una comunità e i destini dei suoi componenti attraverso lo sguardo di una donna, Chiara, che, per scongiurare la follia sprigionata dal dolore, si affida al potere rasserenante della memoria. Riemergono allora, in un accorato fluire di ricordi, la madre Anita, il padre Francesco, la zia Peppina, il cugino Saverio… Sullo sfondo di un Sud ruvido e avvolgente, e insieme dolce e vitale, Chiara ci guida, dal turbinio di fantasmi che agitano una vecchiaia vissuta fuori dal tempo, lungo gli aspri sentieri della sua esistenza. Ed è proprio nel dominio sofferto della lingua, grazie alla trasparenza di una scrittura sospinta innanzi da una sua arcana necessità interna, che questo indimenticabile personaggio femminile affonda il suo senso d’esistere: nel momento di arrendersi alla fatica di vivere, trova la forza e l’orgoglio di raccontare la vita.

Recensione

Trovo che la sinossi ufficiale del romanzo ne costituisca già una recensione molto poetica e puntuale.

Chiara D’Auria verso la fine della sua vita triste e dolorosa torna a rievocare il suo passato, un tempo fatto di ricordi intensi e velati di una grande malinconia.

Attraverso le sue parole, che sono quasi magiche e fortemente evocative, impariamo a conoscere la madre Anita, che l’ha cresciuta per molto tempo da sola, il padre Francesco, una figura quasi evanescente e che ad un certo punto Chiara ha allontanato dalla sua vita, la zia Peppina, sempre indaffarata e circondata da una piccola corte dei miracoli, il cugino Saverio, il suo grande amore perduto.

Cresciuta tra segreti e parole taciute, tra rancori mai sopiti e lacrime amare, Chiara ha un’immaginazione molto fervida che la fa vivere spesso in un mondo tutto suo. Sempre apatica e quasi impossibilitata ad agire, si porta dentro un’impotenza che attribuisce alla genetica, un’eredità che le viene dal ramo paterno della sua famiglia.

Se Chiara non è riuscita a portare a termine i progetti che la sua famiglia aveva fatto per lei, è dipeso solo dalla sua mancanza di coraggio e dal fatto che per tutta la sua vita c’è stato qualcun altro che ha deciso e agito per suo conto, senza darle la possibilità di misurare le sue forze e di sbagliare. Solo agendo e fallendo si cresce, si cade, si impara a cadere ed a rialzarsi, ma la protagonista del libro della Di Lascia non ha avuto mai questa possibilità ed è rimasta sempre una bambina.

L’asma che la opprime è segno e metafora della sua debolezza, della sua incapacità a vivere.

Ho della mia malattia al tempo stesso conoscenza e insipienza, ed essa può sorprendermi ogni volta con nuovi e inimmaginabili inganni. Così, certe volte, devo trattarla come una piccola cara bambina che vuole solo essere blandita; altre volte, per placare l’immenso orrore che mi pervade, debbo confondermi con la parte più violenta di essa, mescolandomi fino a somigliarle e a divenire io stessa la causa del mio malessere. Solo allora, quando sono insieme vittima e carnefice, la malattia che mi ha piegata a se’ abbandona le stigmate prescelte.

Chiara sembra quasi crogiolarsi beata nel suo dolore, sembra compiacersene, come se godesse ad essere una vittima del destino che si è accanito su di lei e sulla sua famiglia e ha riservato loro nient’altro che delusioni e sofferenze.

C’è stato un momento delle nostre storie amorose – nella vita dei miei genitori amatissimi, nella meravigliosa corte dei miei parenti e delle creature che accompagnavano la mia infanzia – in cui la felicità brillava dentro ogni cosa. Essa era una piccola moneta d’oro finissimo, un raggio di luce che attraversava finanche i tormenti e si riverberava come un canto o una lunga nota dolcissima. La felicità che è prigioniera dentro di noi, e che chiede solo di essere lasciata libera, di alzarsi in volo come un angelo e di mescolarsi all’aria come il vento, circolava nelle nostre vite e si affacciava all’improvviso senza che nessuno domandasse di essa. C’è stato un tempo in cui conoscevamo il valore della vita, di questa letizia donata, di questo giubilo senza compenso, di questo tripudio dell’essere, di questa straordinaria beatitudine di esistere.

Il libro sembra un racconto magico, una favola di una principessa triste destinata a rimanere da sola, senza un cavaliere che arriva a salvarla, chiusa in una dimensione quasi atemporale, perché da un certo momento in poi della sua vita il tempo ha smesso di lasciare i segni del suo passaggio sul suo corpo, fino a quando non l’ha precipitata all’improvviso nella vecchiaia.

Il lessico armonioso e ridondante, il periodare lento e prezioso sembrano cifre di un’altra epoca, echi di uno stile perduto.

Un libro che ci conquista con la sua storia di un’anima persa che si è arresa ancor prima di cominciare a vivere, che si è arresa ancor prima di combattere, un libro che ha veramente meritato il Premio Strega che gli è stato assegnato.

L’autrice

Scomparsa prematuramente a causa di un male incurabile, si è sempre battuta per le cause della democrazia e dei diritti civili e umani nell’ambito del Partito Radicale. Nel 1988 ha scritto il romanzo La coda della lucertola rimasto inedito e ha lasciato un altro romanzo incompiuto, Le relazioni sentimentali. Il suo romanzo Passaggio in ombra (postumo, 1995), rievocazione di memorie familiari in un meridione aspro e lacerato, ha ottenuto il premio Strega e il riconoscimento di grande scrittrice, avvicinata dalla critica a Elsa Morante, Anna Maria Zortese e Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

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