Recensione. Il kamikaze di cellophane

Ferdinando Salamino

Golem Edizioni

Pagine 371

Prezzo 16,00 €

Per quello come me arriva sempre il giorno. Quello in cui uccidi o ti fai ammazzare, o entrambe le cose.

Perché alla fine è tutta una questione di impulsi, capite? Di impulsi e di controllo.

Io adoro i noir psicologici e questo merita davvero moltissimo, per cui ringrazio infinitamente l’autore per avermi dato la possibilità di leggerlo.

Trama

Michele Sabella, il protagonista, ha alle spalle una vita familiare difficilissima: un padre violento, una madre debole. Cerca di rifugiarsi nello studio e nei libri ma alla fine, oggetto di bullismo a scuola, esplode e viene richiuso per tre anni in un ospedale psichiatrico, dove conosce Elena e se ne innamora. La ragazza tenta di suicidarsi e allora Michele cerca di scoprire chi l’ha spinta a questo gesto ed è pronto anche ad ucciderlo.

Recensione

La scrittura rapida e incisiva di Salamino e la trama veramente avvincente ci portano nel cuore dell’orrore della mente umana, scavando dentro i suoi abissi più profondi e portando a galla i mostri che vi sono nascosti.

Tutto quello che facciamo o diciamo ha una causa che spesso non vediamo, perché non siamo in grado di osservare con attenzione.

La parola kamikaze nel titolo allude al fatto che Michele spesso compiva gesti apparentemente assurdi di cui conosceva benissimo le conseguenze, spesso estremamente negative per lui, ma agiva lo stesso perché sentiva di non avere scampo e questo gli dava un senso di invulnerabilità simile a quello che forse avevano provato i kamikaze un attimo prima di schiantarsi contro le portaerei nemiche.

Il cellophane invece è una specie di involucro che soffoca il protagonista e gli fa morire le parole in gola, costringendolo a dire assurdità, preda dei suoi demoni interiori.

In balia di queste sensazioni, Michele arranca nella vita, tra un padre-padrone e una madre succube delle sue violenze, amici che lo deridono e la voglia di tagliarsi per sfogare il dolore.

Cominciano i ricoveri e le diagnosi (disturbo borderline, schizofrenia paranoide, disturbo schizotipico, schizoaffettivo, antisociale), fino alla permanenza in quella che Michele chiama la Escape room e di cui pian piano impara le regole.

Una volta uscito sembra aver trovato una propria via, lontano dalla sua famiglia, con un lavoro e una “casa” e l’amore per Elena, una ragazza che soffre di anoressia.

Questo rapporto però è destinato a portare tutti e due alla deriva, Michele perché non è abbastanza forte per entrambi e non si accorge o non vuole accorgersi del dolore che divora Elena, e quest’ultima perché desidera solo annientarsi per scappare dal suo aguzzino. In particolare Michele finisce per sfogare su quest’ultimo tutta quella violenza che ha represso per tanti anni e che non ha mai esercitato sugli altri ma solo su se stesso.

Nel racconto i flashback sull’infanzia e il passato di Michele si alternano al presente, al momento in cui ha catturato la persona che ha spinto Elena al suicidio e lo sta torturando. Ad un certo punto abbiamo l’impressione di aver capito di chi sia l’uomo che le ha fatto del male, ma Salamino è pronto a rimescolare le carte e a sconvolgerci con un finale sorprendente.

Veniamo al mondo con un dosaggio di bene e male tanto bilanciato che per ogni azione misericordiosa o altruistica dobbiamo compierne una efferata.

L’autore
Ferdinando Salamino vive sospeso tra Milano, dove è nato, e il Regno Unito. E’ Professore di Psicologia Clinica all’Università di Northampton.
Ama la musica, le buone letture e la boxe: tutti ingredienti che troverete nelle sue storie.
“Il Kamikaze di Cellophane” è il suo primo romanzo.

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