#giovediconiclassici. Poesie

Emily Dickinson

Edizione speciale su licenza Mondadori Libri

Pagine 139

Prezzo gratis allegato al Corriere della Sera

Questa estate il Corriere della Sera sta pubblicando una collana molto interessante dedicata alla poesia, diVersi, curata dall’editore e grecista Nicola Crocetti. Si tratta di trenta piccoli libri di poesia che raccolgono una selezione di composizioni di alcuni tra i più importanti poeti di sempre, dall’antichità al Novecento (tra questi: Charles Baudelaire, Catullo, Federico García Lorca, Costantino Kavafis, Giacomo Leopardi).

Il primo volume è dedicato alla poetessa americana Emily Dickinson, una donna estremamente schiva ed introversa che si è isolata dal mondo ma, come disse lei stessa e come scrive Crocetti, per conoscere il mondo e le sue verità non è necessario uscire dalla propria stanza e dal giardino […]. Da quella stanza, leggiamo in una delle sue più celebri poesie, è partita la sua “lettera al mondo”.

In questo testo la Dickinson mette in evidenza una sorta di comunicazione a senso unico tra lei e la Natura: lei le ha scritto mentre l’altra non ha ricambiato, ma comunque le sono giunti dall’esterno degli echi di ciò che accadeva nel mondo circostante, dei semplici annunci che lei ha custodito gelosamente e che sono stati ispirazione per le sue poesie. Queste saranno poi consegnate a lettori sconosciuti a cui si allude nelle parole “mani per ne invisibili“, ai quali chiede di essere giudicata benevolmente.

Il silenzio dell’anima è assordante, soprattutto per una persona come la poetessa che ha scelto di vivere lontano da tutto e da tutti, ma se si riuscisse a percepirlo spaventerebbe l’universo intero. Nell’animo di una persona che trascorre tutto il suo tempo da sola si agitano tempeste ed uragani, terremoti esistenziali che rimbombano minacciosi. Non è facile tenere a bada questo tumulto di pensieri e riuscire a distillarne l’essenza in versi straordinari come questi.

L’amore è un tema che ricorre spesso nelle poesie della Dickinson, un amore immenso che l’ha fatta soffrire, che le ha lasciato in eredità un dolore vasto e sconfinato come il mare, eterno e indistruttibile.

Questi versi sono stati probabilmente dedicati all’uomo che la poetessa amava e in essi si augura di essere per lui qualcosa di piacevole come l’estate anche quando questa stagione sarà passata, come la musica che risuona quando ogni altro suono tace. Lei spera di rimanere viva nel suo pensiero per sempre.

Sono poesie intense, tormentate, frutto di un’anima solitaria e ossessionata da un amore perduto e dalla morte. Da questa sofferenza nascono versi straordinari, di una bellezza incredibile, versi scaturiti da un’introspezione attenta e minuta, centellinati, levigati, decantati dal tempo che la donna viveva quasi reclusa nella sua camera in casa dei genitori.

L’autrice

Emily Dickinson nasce nel 1830 ad Amherst nel Massachusetts. Vive sempre nel suo paese natale e se ne allontana pochissime volte. Scrive la prima poesia nel 1850. A Washington incontra il reverendo Charles Wadswort, ritenuto suo grande e irrealizzato amore. Quando il reverendo si traferisce, la poetessa decide di vestirsi di bianco e di estraniarsi dal mondo, si rinchiude nella propria camera al piano superiore della casa paterna, anche a causa del sopravvenire di disturbi nervosi e di una fastidiosa malattia agli occhi, e non esce di lì neanche il giorno della morte dei suoi genitori. Crede che con la fantasia si riesca a ottenere tutto e interpreta la solitudine e il rapporto con sé stessa come veicoli per la felicità.

Emily Dickinson muore di nefrite nello stesso luogo in cui era nata, ad Amherst, nel Massachusetts, il 15 maggio 1886 all’età di 55 anni.

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