Luca Leone, Daniele Zanon
Infinito editore
Pagine 304
Prezzo 15,00 €
C’erano una volta tre serbi, due musulmani e un lupo: sembra l’inizio di una barzelletta invece è il racconto di una delle guerre più sanguinose del secolo scorso, combattuta a due passi da noi, spesso sotto l’indifferenza di molti.
La Bosnia-Erzegovina è stata al centro della guerra che ha interessato i territori della ex Iugoslavia all’inizio degli anni Novanta. A seguito del referendum del 1° marzo 1992, che sanciva l’indipendenza della Bosnia dalla Federazione, il 5 aprile i Bosniaci si dichiararono indipendenti, nonostante il boicottaggio e la posizione contraria dei Serbi. L’evento trascinò anche la Bosnia (dopo la Slovenia e la Croazia) nella guerra di dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Iugoslavia. Il violento conflitto civile, che interessò la Bosnia fino al 1995, vide il coinvolgimento dei tre principali gruppi nazionali (serbi, croati e musulmani), coinvolgendo sistematicamente la popolazione civile e riportando in Europa una guerra violenta alla quale la comunità internazionale, ancora in piena euforia post-Guerra fredda, non fu in grado di porre termine in tempi brevi.
È in questo contesto che si svolge a Prijedor la storia di 5 ragazzini e di un lupo: i gemelli Faris ed Emina, di origine musulmana ma non praticanti, Jelena, una ragazza serba cresciuta con la nonna e il fedele lupo Vuk, Zlatan anche lui serbo, figlio e fratello di due ultranazionalisti sostenitori della pulizia etnica, e Milo, un ragazzone balbuziente dalla forza immensa e dal cuore grande.
Appartenevano a famiglie molto diverse, almeno sulla carta. C’erano ragazzi croati di tradizione cattolica, bosniaci musulmani e serbi ortodossi. E poi c’erano gli “altri”. Le minoranze. I suoi ragazzi erano in grado di vivere in pace, ma il mondo, alle loro spalle, la pensava diversamente. In uno strettissimo orizzonte temporale, il professore vedeva il rischio che anche i suoi studenti sarebbero stati costretti a mettersi gli uni contro gli altri.
In questo stato multietnico dove finora i tre gruppi sono convissuti pacificamente, comincia a filtrare l’idea della pulizia etnica e l’odio dei serbi verso i non serbi, rappresentato dal segno del braccio alzato con tre dita aperte.
Alla fine di ogni braccio, una mano con pollice, indice e medio in evidenza. “Dio, Patria e Zar” che diventavano simbolo d’odio, di aberrazione. Di tragedia imminente. Il Male era tornato nel cuore dell’Europa e aveva messo radici a Prijedor, mezzo secolo dopo la fine dell’Olocausto.
A Trnopolje e Omarska vengono creati due campi di concentramento e cominciano i rastrellamenti. Dopo la deportazione avvenuta di notte dei due gemelli e della loro famiglia, gli altri amici cercheranno di fare di tutto per salvarli, anche rischiando la propria vita.
I 3 ragazzini serbi non esitano a mettere in gioco le loro vite per salvare i loro amici, in particolare Jelena che si rivelerà essere scaltra, intelligente e, soprattutto, infinitamente coraggiosa, armata di biglie e fionda e di una forza d’animo strabiliante, che insieme all’aiuto di Zlatan, di Milo e del suo fedele Vuk riesce ad avere la meglio su un gruppo di paramilitari serbi e di mercenari russi.
Attraverso la lettura scopriamo lo stato d’animo dei prigionieri dei campi, dove
[…] Il terrore fa tremare. Scuoia la pelle e scopre i nervi. E allora anche una carezza fa paura. Si diventa soli. Meschini. Pazzi. Ed è in quella direzione che la prigionia li avrebbe condotti, prima della morte.
Un libro necessario, scritto su una guerra ancora troppo fresca ma poco conosciuta, che a volte sembra non riguardarci perché non è stata combattuta nelle nostre città e nei nostri paesi, ma che ci ricorda come la crudeltà e l’odio non siano ancora stati estirpati da questo mondo dove le differenze ci tengono troppo lontani.
I due autori hanno saputo trovare una giusta chiave di lettura per scrivere una sorta di avventura adolescenziale che ci riporta con i ricordi alla nostra adolescenza, quando l’incoscienza ti spinge a fare cose insensate o assurde. Purtroppo quella raccontata nel libro non è una bravata da ragazzi, ma è solo uno dei tanti capitoli di una guerra ingiusta che non è neanche l’ultima che ha funestato l’umanità.