Diego De Silva
Editore Einaudi
Pagine 278
Prezzo 12,50 €
L’ironia e la leggerezza di calviniana memoria di De Silva sono qualcosa che i fan dell’autore conoscono molto bene e apprezzano e si ritrovano perfettamente anche in questo libro da cui è stato tratto l’omonimo film.
Viviana e Modesto sono una delle tante coppie clandestine che cercano di rubare ogni tanto un attimo di gioia alla loro routine quotidiana, barcamenandosi a fatica tra impegni lavorativi e familiari. All’inizio è tutto perfetto: ci si incontra, la presenza dell’altro è fonte di serenità, addirittura rigenerante, poi qualcosa cambia, ci si accorge che non si tratta solo di una relazione passeggera, il bisogno di vedersi e di sentirsi diventa sempre più impellente, quasi necessario, subentra la gelosia per la vita “ufficiale” dell’amante è tutto sembra sul punto di crollare. Viviana ammette chiaramente a se stessa il cambiamento, mentre Modesto è un po’ più restio a farlo, ma la donna lo costringe ad andare insieme dall’analista per salvare la loro relazione.
De Silva ci trascina negli abissi dell’animo dei due protagonisti con una facilità di espressione straordinaria.
Viviana è logorroica, terribilmente complicata, bravissima a perdersi in discorsi ingarbugliati, si getta a capofitto in questa avventura clandestina per ritrovare un po’ di gioia ma poi si arrende all’evoluzione che il rapporto subisce e deve fare i conti con recriminazioni, pretese, sensi di colpa, strappi e riavvicinamenti.
Modesto vorrebbe tanto continuare a tenere il piede in due staffe, dividendosi tra la sua famiglia e l’amante, ma poi anche lui deve fare i conti con la sua coscienza e ammettere che nonostante tutte le trappole, le reticenze, le polemiche, i silenzi pieni di sottintesi di Viviana, lui la ama.
Ogni pagina ci regala delle perle di saggezza esilaranti sui rapporti e sulle dinamiche di coppia, ci fa capire con straordinaria semplicità che le relazioni, di qualunque natura siano, ufficiali e non, comportano sacrificio, impegno, e che anche quelle che crediamo meno impegnative e solo temporanee finiscono per coinvolgerci fin nel profondo, mettendoci di fronte alle nostre responsabilità e costringendoci a fare delle scelte.
[…] e capisci un po’ di cose.
Primo, che non è affatto vero che questa storia si autoestinguerà senza dolore, come hai sempre pensato che sarebbe accaduto; secondo, che non è affatto vero che questa storia si autoestinguerà, perché dovrà essere uno di voi due a prendersi la rogna di farlo; terzo, che se né tu né lei vi assumerete questo spiacevole incarico, la vostra storia non si estinguerà affatto.
Non è una bella scoperta, dal momento che la verità incontestabile che la sorregge è che ti sei innamorato come una braciola. Che hai bisogno di lei, che ti piace da morire il modo in cui si muove e gesticola, parla e pensa, mangia e beve, starnutisce e sbadiglia, si veste e si spoglia; che ti è diventato indispensabile scoparci e bruci dalla voglia solo al pensiero, e non solo perché la desideri come non hai mai desiderato nessun’altra (tanto che, malgrado abbiate già scopato un sacco di volte, stai sempre a fantasticare su cosa le faresti: una roba che ha davvero dell’incredibile, e già di per sé costituirebbe una ragione piú che valida per restarci insieme fino alla fine dei tuoi giorni), ma perché la vuoi intera, guasti, capricci e problemi inclusi, ed è questo bisogno omnicomprensivo di appropriazione il fine ultimo e anche primo dello scopare (non del fare – o peggio, far – l’amore: espressione che ti è sempre suonata perbenista) cosí spesso.
Capisci, insomma, che il tuo desiderio non cerca il piacere ma il miscuglio: in altre parole, che desiderando in questo modo stai accettando il rischio di passare un guaio.
Ecco perché (qui hai proprio un guizzo) si è portati a cambiare posizione, scopando. Chiaro: perché se scopi in modalità totalizzante una prospettiva sola non ti basta, e vuoi esplorare tutte le angolazioni disponibili (oh, certo che quando ti ci metti sei proprio intelligente, cazzo).
Arrivato a questo punto, ufficializzi la diagnosi e ti dici senza mezzi termini che questo, Dio ti aiuti (non credi in Dio ma un aiutino lo accetteresti), è amore, altro che chiacchiere, che ci sei dentro fino al collo e le possibilità di uscirne sono scarsissime.
De Silva riesce a creare situazioni molto spiritose anche in momenti particolarmente tesi. L’ho letto qualche anno fa ma lo ricordo ancora con piacere.
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Questo libro non sono riuscita a leggerlo! Mi ha irritata talmente che ho dovuto abbandonarlo!
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